Considerando che questo incontro precede la festività del Natale, cerchiamo di comporre il percorso che stiamo facendo sia con il Natale che con una questione di grande attualità che è quella del testamento biologico, di recente diventato legge.
Prendo prima in considerazione l'itinerario che stiamo percorrendo. Al n. 154 dell' "Evangelii Gaudium" troviamo l'invito, per poter essere ottimi evangelizzatori, ad avere un occhio attento al destinatario e un altro alla Parola che viene annunciata perché l'evangelizzazione, se viene fatta senza tener presente il destinatario, finisce col cadere nel vuoto e se, invece, tiene presente solo il destinatario, non ha da dire altro se non quello che nel destinatario è già contenuto per cui non c'è nulla da aggiungere.
Per poter avere un'ottima evangelizzazione di cui tutti siamo protagonisti, dobbiamo essere attenti a recuperare profondamente non solo il contenuto che dobbiamo annunciare, ma dobbiamo anche tener presente la modalità con cui lo facciamo perché se annunciamo una notizia gioiosa con la faccia da... funerale, il messaggio viene distrutto completamente dal connotato e, quindi, l'annuncio è vanificato.
Per questo motivo, l'evangelizzatore è uno che è già evangelizzato anche se l'evangelizzazione non è mai completa perché comporta una sorta di progressione assimilativa con l'infinito di Dio che è senza fine.
L'evangelizzazione comporta un aspetto kerigmatico e un aspetto mistagogico. Sono due parole apparentemente difficili. Il kerigma è l'annuncio principale, essenziale che è venuto Gesù Cristo a dare all'uomo il senso dell'esistenza.
Questo messaggio centrale, essenziale va diluito con l'aspetto mistagogico. Significa che la singola realtà personale, una volta che ha ricevuto l'annuncio, progredisce assieme alla comunità per l'attualizzazione del messaggio stesso.
Riassumendo: il kerigma è l'annuncio essenziale. L'aspetto mistagogico è la crescita di questo messaggio nella situazione della collettività perché l'uomo non si salva da solo.
L'evangelizzatore è colui che si mette nella corsia per il raggiungimento del fine della propria esistenza che è la felicità che passa per la libertà che è l'attualizzazione di tutte le facoltà ricevute per natura.
Purtroppo le nostre ricchezze restano per lo più atrofizzate...
Allora, uno che evangelizza deve cercare di vedere come l'evangelizzazione partendo dal kerigma, attraverso l'aspetto mistagogico, raggiunge il culmine che non finisce nella storia, ma si perenna e si attualizza fino in fondo quando diventiamo un tutt'uno con Colui che ci ha fatti simili a Sé.
Lo scopo della nostra esistenza, quindi, è entrare in contatto assimilativo, in una comunione tale da poter dire con S. Paolo: "Non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me" (Gal.2,20).
Passiamo al n. 160. Per poter avere la consapevolezza del destinatario, è necessario porgere l'orecchio per cogliere qual è l'esperienza del soggetto che riceve il messaggio. Il che significa che uno studio approfondito dal punto di vista antropologico, psicologico e relazionale è fondamentale per poter essere evangelizzatori.
L'evangelizzazione, quindi, non può avvenire per... televisione perché la televisione non sa nulla del destinatario del messaggio. Per televisione si può fare un corso di informazione, ma l'informazione non è comunicazione perché la comunicazione è trasmissione emozionale.
Ma come è possibile raggiungere una profonda comunione con Dio? Con la contemplazione?
La contemplazione si biforca: c'è la contemplazione della Parola che viene dalla rivelazione e della parola che proviene dalla realtà. Queste due parole che si attualizzano e si incarnano hanno dimensioni diverse. L'evangelizzazione è quella che mette assieme la contemplazione della Parola che è la persona del Verbo e la parola di un'altra persona che stanno a livelli molto diversificati.
Quanto più la persona è elastica, tanto più può entrare in sintonia, in assimilazione, contemplando l'Una e comunicando con l'altra.
Per comunicare con l'altra non è sufficiente dire, ma è importante ascoltare dove per ascolto non si intende il sentire, ma il far entrare nel cuore la realtà dell'altro con le risonanze sue proprie. Ma noi non ci ascoltiamo mai veramente. Il più delle volte lo facciamo in modo funzionale che significa: "Ascolto per vedere che devo poi dire", invece di convertirci a quello che si ascolta perché solo se lo si fa entrare nel proprio cuore, nella propria mente, si riceve qualcosa di nuovo.
Quindi, la comunicazione è sempre metanoia, trasformazione. Se io ascolto un altro ed entro in sintonia con lui, necessariamente una parte dell'altro deve entrare in me. Se questo non succede, vuol dire che io non ho comunicato, ma ho fatto la parte della radio, della televisione, del computer, ma non sono entrato nei panni dell'altro per cercare di vedere se lui è entrato nei miei.
L'altro non potrà mai entrare nel mio mondo se io non gli apro le porte del cuore, Anche Gesù, quando bussa, non sfonda la porta, ma attende che noi Gli apriamo dal di dentro.
L'immagine è molto più importante della logica. La logica si perde, ma l'immagine resta. Per questo motivo ricordiamo bene le favole dell'infanzia perché erano illustrate.
Gesù, conoscendo bene questo, ha parlato sempre per immagini note. Noi dovremmo avere la capacità di modificare il Vangelo perché certe immagini non hanno più nulla a che vedere con quelle che sono familiari al nostro vissuto. Il che significa che un'evangelizzazione se non trasferisce il modello immaginario in altro tipo di immagini, corre il rischio di non dire niente. Quindi, il destinatario che è avvolto in una cultura con determinate immagini, non capisce che cosa significano, per esempio, i termini "pula" e "ventilabro". La pula è l'involucro del chicco di grano e il ventilabro era la pala con la quale i contadini ventilavano il grano per separarlo dalla pula. Oggi, più nessuno conosce pula e ventilabro e nemmeno... il grano! (Del resto oggi il grano subisce modificazioni genetiche e viene irrorato con i pesticidi).
Le immagini del Vangelo richiedono allora una traduzione altrimenti Lo tradiamo perché Gesù ha parlato in quei termini in quanto i destinatari avevano quelle conoscenze.
Se io parlo ai bambini di oggi, già ho qualche difficoltà perché hanno una cultura completamente diversa dalla mia. Ecco perché l'evangelizzazione richiede un evangelizzatore che sia acculturante, cioè che abbia la cultura propria del destinatario per poter avere contemporaneamente la contemplazione della Parola eterna e di quella che si è incarnata nel singolo soggetto.
Vedete allora che non è una cosa semplice. Noi nella prassi di numerosi secoli abbiamo trasferito a persone che cambiavano di generazione in generazione la loro cultura, il messaggio statico così come stava scritto nella Bibbia.
Allora, quando leggiamo: "E fu sera e fu mattina: primo giorno" (Gen. 1,5) e così per altri due giorni e poi al quarto, leggiamo che Dio creò il sole, nessuno si è mai chiesto com'erano i giorni senza il sole. Da dove veniva la luce? Allora, questo è un modo di dire che non si può più neanche leggere ai bambini.
Al settimo giorno poi, viene detto che Dio si riposò! Non esiste che Dio si stanchi! E' solo un modo per inculcare alle persone di dedicare una giornata a cogliere il senso della propria esistenza...
Se noi trasferiamo queste cose così come stanno scritte, vi rendete conto di che male facciamo ad un bambino?
Ma gli angeli della Bibbia? Quello dell'annunciazione, per esempio...
Anche questa non è avvenuta così. Dio ha molti modi per parlare alle persone: Lui le ispira.
Questo un bambino lo può capire. Anticamente l'apparizione dell'angelo era un modo per dire che Dio aveva parlato allo spirito di una persona.
Approfitto dell'occasione per dirvi che Pasquale, presente tra noi, si è fatto battezzare domenica scorsa. Sembra strano che un adulto si battezzi perché noi siamo talmente deformati da considerare il Battesimo solo se amministrato ad un bambino che piange e che niente capisce, né lui né chi lo porta.
Pasquale si è commosso perché lo ha vissuto come una chiamata diretta: era lui che rispondeva.
Essenzialmente il Battesimo è un innesto. Gesù è il portainnesto sul quale noi ci inseriamo per cui siamo messi in grado di portare frutti per la vita eterna in quanto la linfa che nutre l'innesto è la stessa del portainnesto. Perciò Gesù dice: "Io sono la vite e voi i tralci" (Gv. 15,5).
Questa è un'espressione che per il cittadino è vuota di significato. Addirittura ho conosciuto un ingegnere che confondeva i tralci con i... tralicci perché non aveva mai avuto a che fare con i tralci che portano il grappolo d'uva.
Detto tra noi: secondo voi se Gesù Cristo venisse oggi, battezzerebbe? E' qui che ci dobbiamo confrontare perché la Chiesa è rimasta ferma ad un linguaggio simbolico adatto a quell'epoca.
Gesù ha ricevuto il battesimo nel fiume Giordano che era considerato maledetto perché Lui sceglie la pietra scartata per ribaltare la società.
Oggi stiamo in una situazione peggiore perché la società si è deformata e noi non ce ne rendiamo conto. L'evangelizzatore deve tener presente che il destinatario non sa cosa significhi il linguaggio di un mondo agricolo che oggi non esiste più. Il messaggio di Gesù deve essere adeguato alla persona che è quella che è, altrimenti è come voler insegnare l'italiano ai cinesi senza conoscere il cinese.
Anche dire la Messa è diventata di una complicazione straordinaria perché si continuano a dire cose che non hanno più senso.
Papa Francesco ribadisce che bisogna avere un linguaggio che sia attinente alla cultura del posto.
Il kerigma e la mistagogia devono andare di pari passo. Solo così si può veicolare un simbolismo che sia significativo per le persone destinatarie, altrimenti si danno segni che non si possono capire.
Allora dovremmo avere il coraggio di metterci in discussione continuamente.
Oggi molti si "sbattezzano", cioè si fanno cancellare dal registro dei battesimi perché non si sentono più parte della Chiesa e il Battesimo è una cosa completamente estranea a loro. Se uno arriva a questo, vuol dire che non digerisce proprio più il mondo religioso, che non lo prende proprio in considerazione per cui non puoi andargli a dire che il Battesimo, una volta ricevuto, è per sempre perché se quello non ci crede, quest'asserzione non serve.
Comunque, per essere cancellato dal registro dei Battesimi occorre una sentenza che viene emessa a seguito di una procedura piuttosto lunga.
A mio parere, chi si "sbattezza" ha preso coscienza che il Battesimo, così come viene somministrato, è una violenza sulla persona. Gesù si fa battezzare andando nel fiume maledetto e si schiera dalla parte di Giovanni che era... sbattezzato!
Nel farvi questo discorso, presuppongo che voi siate molto attenti perché altrimenti potreste accusarmi di... eresia!
Il Battesimo ai bambini si è diffuso con Carlo Magno che decapitava chi si camuffava cristiano senza esserlo. Questo non tutti lo sanno. La mistagogia è proprio portare a conoscenza della comunità fatti e cose che non si sanno per una crescita collettiva.
Se il Battesimo, così come noi lo abbiamo ridotto, fosse stato necessario, Gesù si sarebbe fatto... pompiere ed avrebbe battezzato in massa. Ma Gesù non ha fatto questo. Ha lasciato crescere i bambini senza imporre loro niente. Noi ci siamo "maleducati" a pensare che i bambini non battezzati andassero nel Limbo (definitivamente sconfessato da Benedetto XVI). Ma proprio per evitare questo, si è arrivati a battezzarli addirittura all'interno dell'utero materno con un apposito attrezzo se il parto si presentava difficile per la sopravvivenza del bambino.
Questo significa avere una visione pessimistica talmente assurda che non ha niente a che fare con Dio per cui tanti simbolismi devono essere necessariamente modificati. Però, siccome siamo nell'immobilismo dogmatico, nessuno ha il coraggio di dire queste cose. Se le dicessi in un'altra chiesa, mi denuncerebbero come è successo altre volte. Addirittura, molti anni fa, arrivarono a registrare le mie omelie e a inviarle al cardinale il quale, però, non trovò niente contro la fede nel loro contenuto.
Anche molti santi furono perseguitati perché da vivi davano molto fastidio. Sono stati santificati quando ormai erano delle... reliquie!
In genere, parlare a persone di chiesa è un grosso problema. Gesù quando andò nella sinagoga di Nazareth, prese il rotolo del profeta Isaia, lo lesse modificando il testo e aggiunse: "Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato" (Lc 4,21). Detto questo, lo presero per gettarlo giù dal dirupo, ma Lui riuscì a divincolarsi. Altro trambusto avvenne nel tempio di Gerusalemme durante la festa della dedicazione quando i Giudei volevano lapidarlo. Ed ancora nel tempio, Gesù scacciò i mercanti e si è sempre opposto ai farisei che erano i religiosi del Suo tempo. Bisogna documentarsi!
Però se uno porta avanti questo discorso, appare come se facesse... un dispetto a Gesù Cristo. Invece, dire le verità così come sono, vuol dire onorarlo.
Gesù ha avuto il coraggio di dire le cose con una forza straordinaria da mettere in crisi chi l'ascoltava. Infatti, Nicodemo, religioso e dotto delle Sacre Scritture, andò di notte da Lui perché si era reso conto che le cose non andavano per il verso giusto e Gesù gli disse che doveva rinascere.
Questo sta tentando di fare oggi Papa Francesco, ma glielo impediscono. Allora potrebbe fare un motu proprio per definire il suo successore "vescovo di Roma" e non più Papa. Lui già si firma: "Francesco, vescovo di Roma", ma se non lo traduce in un atto giuridico, resta solo un'espressione. Purtroppo il Codice di Diritto Canonico non è stato modificato.
Questo favorirebbe la democrazia nella Chiesa. In passato i vescovi (S. Ambrogio, e S. Ilario di Poitiers, per esempio) venivano eletti dal popolo per acclamazione.
Se non ci liberiamo dalla mentalità della massificazione introdotta da Carlo Magno, ci troviamo in un'equivocità che certamente non è cristiana e che anzi, ha fatto perdere la qualità dei cristiani.
Le comunità non cattoliche si sono ben formate, quelle cattoliche, invece, sono entrate nel sistema della massificazione e, di conseguenza, molti non sanno perché sono stati battezzati e che cos'è il Battesimo.
Le catechesi si fanno in preparazione della prima Comunione e della Cresima per poi saltare direttamente al matrimonio se lo si vuole celebrare in Chiesa e si fanno solo perché sono obbligatorie.
Io una volta fui invitato a fare un matrimonio civile al Comune, ma fui minacciato di scomunica, come se al Comune di Napoli fosse proibito parlare di Gesù!
Avere a che fare con persone che si fregiano dell'autorità di Gesù Cristo per togliere la parola, è una cosa assai grave!
Purtroppo, ci troviamo di fronte a comunità che sono tali sono perché iscritte nei registri. Noi abbiamo esteso il concetto di inclusione nella comunità a tutti, ma se non c'è l'adesione personale, il messaggio viene solo imposto.
Parleremo la prossima volta del testamento biologico di fine vita. Ora è preferibile parlare della vita perché più si vive, meno ci si preoccupa di morire e si ha meno paura della morte. Invece, per chi meno vive, fa paura il sopraggiungere della morte perché non si avrà più tempo per vivere.
L'augurio che vi faccio è quello di vivere abbondantemente in modo tale da non aver paura di morire.