La curiosità è la caratteristica della persona umana. Una persona senza curiosità non appartiene all'antropologia che è caratterizzata dal guardare avanti, requisito essenziale del futuro.
L'uomo è intrinsecamente un... futuribile perché il suo essere è prospettico.
Cancellare la prospettiva significa creare un muro dinanzi all'uomo, significa eliminargli la speranza, significa demotivarlo e la demotivazione è l'annullamento della vitalità. Tolta la vitalità, non resta più niente.
Un seme è un esempio di prospettiva perché, messo nella terra, si evolve fino a portare il frutto. Nel seme è contenuto il germe da cui nasce, poi, tutto il prodotto.
Il codice genetico è contenuto anche nel seme di senapa che è quasi invisibile, ma che fa un arbusto su cui anche gli uccelli possono nidificare. Gesù lo cita come esempio del Regno.
Gesù spesso fa riferimento al mondo agricolo. La tecnologia all'epoca non esisteva. C'era solo qualche elemento tecnico. Gesù aveva scelto di fare il falegname per usare la tecnica manuale che dà la possibilità alla persona di cogliere l'aspetto di finalizzazione che è intrinseca all'antropologia.
Quando l'uomo perde la finalizzazione, perde se stesso. Quando non può accompagnare dal seme al frutto l'esistenza, si trova ad avere un enorme bisogno di compensare la frustrazione che ne scaturisce.
Il seme che contiene il programma genetico, è segno di un'altra realtà che è la Parola di Dio.
Tra le parabole raccontate da Gesù e da Lui stesso interpretate, c'è quella del seminatore (Mt.13,3-9.18,23):
3 Egli parlò loro di molte cose in parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4 E mentre seminava una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono. 5 Un'altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c'era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo. 6 Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò. 7 Un'altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono. 8 Un'altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta. 9 Chi ha orecchi intenda».
18 Voi dunque intendete la parabola del seminatore: 19 tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. 20 Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l'uomo che ascolta la parola e subito l'accoglie con gioia, 21 ma non ha radice in sé ed è incostante, sicché appena giunge una tribolazione o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato. 22 Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo e l'inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non dà frutto. 23 Quello seminato nella terra buona è colui che ascolta la parola e la comprende; questi dà frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta».
La Parola di Dio è simile al seme e il seme ha la caratteristica di contenere tutto il processo ontogenetico che è l'evoluzione della singola persona (da germe ad embrione, a feto, a neonato, a bambino, a fanciullo, ad adolescente, a giovane, ad adulto, ad anziano) e quello filogenetico che è l'evoluzione della specie.
"Parola di Dio" non è un genitivo oggettivo, ma soggettivo: non è la Parola che appartiene a Dio, ma è Dio stesso che diventa Parola e si manifesta agli uomini mediante l'incarnazione.
E' come se dicessi: "Quello scemo di Andrea" che significa che Andrea è scemo, cioè il complemento di specificazione si identifica con il soggetto, a differenza di: "La sedia di Andrea" che vuol dire "La sedia che appartiene ad Andrea".
Noi stasera abbiamo l'opportunità di prendere contatto con il seme, Parola di Dio, cioè con Dio che, fattosi Parola, diventa comunicazione e ci interpella per vedere a che punto di crescita sta l'evoluzione del programma genetico del Verbo sia dal punto di vista ontogenetico che da quello filogenetico.
Ripeto più semplicemente: le parabole fanno parte di un linguaggio particolare perché sono accessibili sia al bambino che allo scienziato in quanto rispettano il destinatario. Dà più importanza, quindi, all'ascoltatore che al predicatore. La parabola ha il vantaggio di essere interpretabile a tutti i livelli. E' un modo di parlare il più completo possibile perché è profondamente rispettoso del destinatario.
Anche "Pinocchio" è una parabola, ma è il libro italiano più tradotto (256 lingue) proprio perché è metaforico. Nella prima versione, il libro finiva con il suicidio di Pinocchio, ma successivamente l'autore lo corresse e fece diventare Pinocchio un bambino perché le persone, normalmente, quando leggono o vedono un film, si identificano per proiezione con il protagonista e per una forma empatica, si... intossicano se la storia finisce male. Invece, se il protagonista vince, anche il lettore o lo spettatore sembrano aver vinto.
Nelle parabole, dunque, Gesù utilizza questo modello linguistico e non dice cose definibili e concettualizzabili. Il concetto è una forma di definizione bella e fatta, ma la realtà non è mai definibile perché è perennemente in evoluzione. E' naturale, cioè, che la parola non entri nella concettualizzazione, ma resti una realtà talmente dinamica da prestarsi all'interpretazione delle singole persone secondo il livello culturale in cui si trovano.
Gesù parla a tutti quelli che l'ascoltano e che sono sventagliati su settori completamente diversificati ed ha, quindi, la necessità di usare un linguaggio che abbia la capacità della poliformia. Dice, quindi, una parola ed ognuno l'assume a modo proprio.
Dice che il Regno dei Cieli è simile ad un seminatore che gettò la semente la quale cadde in parte sulla strada, in parte tra i sassi, in parte tra le spine e in parte sul terreno buono. La destinazione, cioè, che è nel cuore dell'uomo, è diversamente predisposta, è arrivata a livelli diversi di maturazione e di sviluppo. Lo "sviiluppo" significa "uscire fuori dal viluppo". La cosa più difficile per la persona è quella di... supersuonare, cioè aprire il varco per far uscire la preziosità che è contenuta dentro di sé.
Ognuno di noi è una ricchezza per la storia dell'umanità perché ogni uomo non è ripetibile. Il che significa che, purtroppo, la rovina dell'umanità è quella di incapsulare le singole realtà personali all'interno di modelli precostituiti, cioè concettualizzati.
Quando la persona è intrappolata nella concettualizzazione preformata, le si impedisce di fuoruscire nello sviluppo proprio. Questa è la massima rovina dell'umanità perché impedisce alla persona di essere persona.
Il Regno dei Cieli raggiunge il singolo ed ogni singolo, ovunque si trovi, riceve, elabora e risponde.
Siccome la Parola di Dio si manifesta in mille maniere come leggiamo nella lettera agli Ebrei (1,1-2):
[1]Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, [2]in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo.
vi rendete conto che Dio ha parlato all'uomo a partire dal modo naturale e la natura cambia, si evolve. Nel cambiamento avvengono anche i terremoti, gli spostamenti dei poli e in questa modificazione, la terra cambia l'asse di rotazione e la forma geoide per cui è inevitabile che al suo interno avvengano sconquassi. Vedere tutto ciò come castighi di Dio vuol dire avere una visione miope della realtà. La persona che ha fede sa che i disastri e i disagi sono inerenti al processo evolutivo permanente che non avviene solo sulla terra, ma anche nella realtà degli universi. Le galassie, sono, nella loro complessità di gigantesche dimensioni, inimmaginabili agli occhi nostri, però noi siamo abituati a leggere la realtà con lo sguardo miope degli ultimi 5 o 6 mila anni che sono niente nella vita dell'universo...
Ognuno di noi si trova ad un livello. La Parola giunge a tutti. Siccome è Parola di Dio arriva con la potenzialità di produrre in ciascuno un'immagine divina che non è uguale per tutti. Quindi, Dio è di una poliformità eccezionale.
Noi usiamo dire di cose che appaiono come simili: "Uguali come due gocce d'acqua", ma non troveremo mai due gocce d'acqua uguali! L'uguaglianza in natura non esiste. C'è una tale varietà ed una tale complessità da non avere un'impronta digitale uguale ad un'altra su 7 miliardi di persone attualmente esistenti...
Ma possono i sassi su cui è caduto il seme della Parola di Dio evolversi col tempo?
Se lascio un'arancia, questa viene attratta dalla terra e cade, ma anche la terra è attratta dall'oggetto perché dal punto di vista fisico, l'attrazione è reciproca ed è proporzionale alla massa. La massa dell'arancia è minima rispetto a quella della terra ed è per questo che cade, ma se fossero centomila miliardi di arance, sarebbe la terra a spostarsi tanto è vero che quando la luna ruota intorno alla terra, si verifica l'alta marea ora da una parte, ora dall'altra perché la terra è attratta dalla luna per effetto della gravitazione universale.
Allora, quando diciamo che la Parola di Dio raggiunge il sasso e apparentemente non produce effetti, in realtà qualcosa avviene perché non c'è cosa che non abbia relazione con un'altra realtà. Tutto ciò che avviene, anche un colpo di tosse udito poco fa, produce un effetto. Infatti, ne sto parlando perché l'ho registrato nella mente quando l'ho sentito. Il che vuol dire che nulla avviene isolatamente.
Ognuno di noi è frutto di una serie interminabile di fattori occasionali che hanno prodotto l'effetto della nostra nascita. Questo fa parte del processo ontogenetico, cioè dell'evoluzione della singola realtà personale, ma anche di quello filogenetico che riguarda la famiglia umana.
La filogenesi, la famiglia umana infatti, è la risultante di tanti processi ontogenetici e poggia i suoi fondamenti sulla famiglia animale, questa sulla famiglia botanica, questa sulla famiglia della chimica organica e quest'ultima su quella della chimica inorganica fino ad arrivare alle molecole formate da atomi che si credevano indivisibili. Invece, si è scoperto che gli atomi possono essere scissi in parti infinitesimali per cui possiamo renderci conto che la realtà, così come la vediamo, è solo apparente.
Per esempio, le molecole che nell'insieme compongono il ferro che appare come tale a livello macroscopico, contengono atomi diversi l'uno dall'altro perché nell'essenzialità non si verificheranno mai due orbite di elettroni uguali. Noi viaggiamo a 298.000 km. al secondo su distanze che sono miliardesimi di Angstrom.
Insomma, la nostra è una realtà apparente, ma noi non abbiamo la morbidezza di metterci in ginocchio dinanzi alle cose minime. L'osservazione di un'arancia dovrebbe farci commuovere perché le radici della sua pianta hanno la capacità di trasformare chimicamente ciò che sta nella terra.
La trasformazione chimica è un effetto che l'uomo non è stato ancora capace di ottenere. L'uomo non è capace di attivare il processo vitale per cui la pianta prende dalla terra e trasforma. E' come se parlassi con una sedia, ma questa non avrà mai la capacità di organizzarsi.
Anche quando l'uomo riesce a mettere in atto, sul piano dell'apertura scientifica, i processi che fanno scattare quelli naturali, non è che li crei, ma li consente, li facilita, li promuove.
Noi conosciamo le leggi dell'elettricità, ne misuriamo la potenza, il voltaggio, ecc., ma ancora non sappiamo quale sia la natura dell'elettricità. Conosciamo, in effetti, solo una parte della realtà anche se abbiamo la pretesa di dire che conosciamo gli universi esistenti.
Per tornare all'argomento base, il seme che costituisce il Regno dei Cieli ci potrebbe svegliare per farci cogliere l'aspetto di lievito che è contenuto nella Parola di Dio che è Dio che si fa Parola dentro di noi, perché ognuno abbia la possibilità di mettere in atto quello che è contenuto nel proprio programma genetico e che, purtroppo, per paura, per inibizione, per cultura, per la deformazione della cosiddetta educazione che è il contrario di essa, anziché farlo fiorire come dal seme di senapa nasce l'albero su cui vanno a nidificare gli uccelli, noi collaboriamo per la chiusura prospettica e, quindi, l'uomo del futuro se vuole avere una chance per poter partecipare al processo di vitalizzazione degli universi, deve necessariamente avere la possibilità di abolire le leggi che sono frenanti ed applicare l'unica legge che è quella permittente.
Questo significa che se l'uomo non si è assunto la responsabilità di manifestarsi come elemento di apporto prezioso nella storia filogenetica ed ontogenetica, è uno che essendo rimasto arretrato nella posizione antagonistica con gli altri, non si rende conto che può produrre un vantaggio in questi che stimolati dalla sua preziosità, possano attivare la loro preziosità e costruire un'umanità completamente nuova.
Allora qual è la responsabilità? E' chiedersi: "Quando mi è pervenuto questo seme nel cuore, io l'ho accolto nella misura in cui mi trovo?".
Nessuno si trova nella stessa misura l'anno prima e l'anno dopo. Ogni anno cresciamo, facciamo molte esperienze nuove e ogni anno ci perviene la Parola di Dio che non vuole costringerci ad essere statici, ma vuole sollecitarci a progredire permanentemente e, quindi, il processo evolutivo non può essere legato alle ideologie, ma alla dinamica del pensiero.
L'arancia che ho in mano ha un suo processo evolutivo. Dopo un po' di tempo marcisce e i suoi semi possono cadere nel terreno dove nascerà un'altra pianta. Le piante, in particolare quelle che noi, purtroppo, definiamo "erbacce", hanno salvato la terra perché senza nessuna coltura artificiale, sono state capaci di attecchire.
Prendete, per esempio, la bellezza difensiva della parietaria che ha la capacità di crescere senza terreno, lungo i muri, senza alcuna cura da parte dell'uomo, producendo tanti di quei semi per cui, nonostante le contrarietà, riesce a vivere.
Ma tutti quei tipi di terreno in cui cade il seme possono essere riferiti anche alla singola persona che li sperimenta tutti a seconda del momento che vive?
La parabola già comporta che i terreni che rappresentano il nostro cuore che è variabile perché fluttuante, sono soggetti a cambiamenti. Questo avviene anche nelle relazioni perché sia noi che gli altri ci evolviamo continuamente.
Ma noi di noi sappiamo tanto poco quanto niente! A mano a mano che ci relazioniamo, cogliamo gli aspetti della nostra personalità. Inizialmente ci lasciamo abbacinare dall'apparenza e dalle secrezioni fenomoniche attrattive, poi sorgono in noi delle modificazioni che non sempre sono sincronizzate con le modificazioni dell'altro per cui una persona ci può essere simpatica per qualche anno, poi diventa antipatica, poi ritorna ad essere simpatica.
Se avessimo più pazienza con noi stessi, ci renderemmo conto che sia noi che gli altri cambiamo e in questa dinamica c'è la possibilità di avere reciprocamente delle stimolazioni per cui ciascuno di noi è per l'altro, sacramento di salvezza, intesa come realizzazione perché uno che mi stimola in un modo, mi dà delle sollecitazioni che vengono espresse in un modo. Un altro mi sollecita diversamente ed io mi esprimo in tutt'altro modo. Dalle cose consuetudinarie non si riceve alcuna stimolazione.
Se riceviamo stimolazioni diversificate, abbiamo l'opportunità di manifestarci in modo sempre più ricco e complesso.
Gesù non ha mai fatto un... corso di preparazione alle persone perché Lui ha vissuto. Il Suo essere è stato un'esperienza di vita che di fronte alle mille circostanze, ha reagito con la Sua personalità.
Ciascuno di noi vive la sua vita e di fronte alle stimolazioni socio ambientali reagisce a modo suo: con la crescita, ma anche con la paura e, quindi, con la difesa.
Le leggi fondamentali della vita sono l'attacco e la fuga. Quando pensiamo di poter vincere, attacchiamo, ma quando pensiamo di poter perdere, fuggiamo.
Questa dinamica di attacco o fuga presente in ciascuno di noi, ci dà l'opportunità di avere coraggio per cui si ci lascia provocare e rispondere. E' la vocazione ad essere sé, ma il più delle volte noi abbiamo la vocazione ad essere altro.
La vocazione è dentro di noi perché fa parte del seme, del codice genetico. Ma il problema è: scendiamo a leggere dentro di noi?
L'uomo del futuro sarà sempre meno portato a leggersi dentro perché è provocato in modo eccedente dal di fuori. La maggior parte delle persone è più abituata a rispondere allo stimolo esterno che non a cogliere l'originalità della risposta interna. Quindi, si risponde "Mi piace" perché è già prestampato. Questo può essere limitativo dell'espressione delle sfumature del soggetto. Ma c'è anche chi non si lascia addormentare e morfinizzare da questi modelli.
La persona, nella sua specificità, non si realizza se è nell'isolamento. L'io è tale se si compare con un tu. Se non c'è la dialettica io-tu, il soggetto non si identifica.
Questa tematica fu affrontata da Rousseau nel momento in cui scrisse "L'Emile" e poi si rese conto che era un trattato riferito ad un uomo isolato. Ma l'uomo è un animale sociale che non può prescindere dalla relazione e le relazioni primarie (con padre, madre, fratelli) sono fondanti per la realizzazione personale.
Anche quando l'uomo sperimenta la bellezza dell'orgasmo, può capire che cosa significa Dio. L'incontro con il Tutt'Altro è possibile quando una persona si perde nell'esperienza altra. Se il seme non rompe la cariosside, non dà origine alla radichetta, al fusticino e alla piumetta, non nasce. La botanica contiene in nuce, sul piano filogenetico, tutta l'evoluzione della persona.
L'uomo del futuro deve riuscire a farne la sintesi attraversando i milioni di anni occorsi per arrivare alla vita umana che prende consapevolezza e, addirittura, deve cercare di proiettarsi come ponte che unisce la materia con lo spirito che non sono due realtà antitetiche, ma sono sulla linea del continuum.
Gesù non ci salva soli. Questa parola "salva" andrebbe cancellata perché puzza di muffa e genera sensi di colpa. La liturgia abbonda di questa parola. Io cerco di eliminarla ogni tanto per tentare di sostituirla con il modello di realizzazione. Dio vuole da noi l'espressione felice. Ma questo modello di felicità cozza con tutte le religioni che tendono a creare sensi di colpa nelle persone perché i sensi di colpa facilitano il dominio. Come si concilia la natura che di per sé è evolutiva con la cultura? La natura è legata alla conoscenza intesa come generazione permanente ed in quanto tale, si evolve. La cultura non necessariamente si accompagna alla natura per cui si evolve sulla legge del potere che genera sensi di colpa e la blocca.
Così si produce la scuola che è educativa per definizione perché "ex ducere" significa facilitare la naturalità e, quindi, il processo evolutivo, ma che finisce per diventare un programma prestabilito da seguire che impedisce al soggetto di essere artistico.
Siccome l'arte è un creare, è un andare avanti, è un procedere, se viene incapsulata nella normativa, non è più arte.
Quando l'educazione intrappola il processo naturale non è più educativa. Questa è una sopraffazione della cultura sulla natura.
Quando si verificano questi contrasti, secondo Saint-Simon, ci sono poi gli scoppi perché la natura si ribella e va avanti abbandonando tutto ciò che è stata la sclerotizzazione della cultura.
Allora, quello che abbiamo detto questa sera può essere un'apertura enorme per l'uomo del futuro. La critica (che è il vagliare) è importante perché prima ancora di dire una parola ce ne arrivano tante altre per cui non si riesce a rendersi conto di quello che succede.
Così siamo arrivati al referendum per il cambiamento della costituzione, così siamo arrivati ad eleggere Trump ed in futuro sarà sempre peggio perché arriveremo magari ad avere un solo capo che comandi tutto il mondo con questo meccanismo della globalizzazione.
Non ci sono persone che facciano da fermento per il Vangelo del futuro...
Allora, chi crede in Gesù deve sapere di avere in sé il fermento del seme.
Il Regno dei Cieli non è per la massificazione, ma per la selezione specifica, cioè è il lievito che sta nella massa.