Cineforum Film "Le confessioni" di Roberto Andò
GIULIANA MARINO (scheda introduttiva alla visione del film):
Queste note non sono per suggerire linee interpretative del film che stiamo per vedere, perché ogni film va esplorato e gustato attraverso le proprie capacità ermeneutiche personali, ma valgono esclusivamente a collocare meglio questo film e le tematiche di cui si fa veicolo, nel contesto delle riflessioni degli scorsi incontri di catechesi con le quali è possibile stabilire più di una relazione significativa.
Partiamo dal titolo. La confessione è una forma di comunicazione. Una comunicazione speciale che avviene in segreto, in una dimensione di riservatezza per eccellenza. E questo film è anzitutto, per la verità, un film in cui domina il segreto, anzi più segreti che aleggiano sulle vicende e avvolgono i singoli personaggi. Il regista sembra, anzi, compiacersi, a tratti, di quest'aura d'impenetrabilità che circonda il mondo che va a descrivere.
Il racconto prende le mosse dalla convocazione dei principali esponenti delle economie mondiali ad una sorta di G8 ove tutti intervengono dai propri paesi di origine per fare il punto della situazione globale e dove vengono invitati, seguendo una consuetudine recente, anche dei "non addetti ai lavori" appartenenti al mondo della cultura o dello spettacolo facendo seguito all'esperienza di quelli che, profittando di quell'occasione, si sono fatti portavoce di richieste di aiuto da parte di paesi in difficoltà o promotori di iniziative a favore dell'Africa.
Più insolita appare, ad una riunione del genere, la presenza di un monaco, ma in un secondo momento ne capiremo la ragione.
Consiglio a tutti di fare un'attenzione particolare alla funzione della comunicazione che in questo film riveste un significato e un'importanza assolutamente speciali.
Attenzione ai dialoghi, soprattutto a quelli in cui è impegnato Salus, il monaco protagonista.
Il film ci mostra come in tempi di economia globalizzata, la politica sia destinata a diventare un po' la serva sciocca dell'economia al punto che si può dire che non vi è più gesto o provvedimento politico che non abbia la sua genesi altrove, in un altrove che poi si scopre sempre essere l'economia.
Già da tempo sembra che il potere occulto che muove il mondo, più che nelle mosse dei politici, spesso confinati e ridimensionati ad una più angusta e modesta gamma di ruoli, risieda nell'economia e nelle leve (siano esse istituzioni, società, gruppi economici di pressione o, assai più raramente, persone) che ne muovono i fili e ne sono responsabili.
Oltretutto l'economia stessa ha subito, in contemporanea con i processi concomitanti di massificazione e globalizzazione cui è andata soggetta la società negli ultimi settant'anni, un'enorme complessificazione. La scienza stessa dell'economia è diventata una scienza della complessità (non è più la scienza dei "principi che regolano il poter vivere bene nella casa" - ricordate? - dal suo etimo o neppure la scienza, ancora morale, di Keynes, richiamato anche nel film), ma una vasta e complessa strategia che, in qualche modo, sfida Dio stesso in un certo senso, visto che recentemente ha come obiettivo peculiare, quello di escogitare mezzi per arrivare a dominare il caso o l'imprevisto, in altri termini, ciò che uscirebbe dal suo controllo. Il suo linguaggio risulta pertanto sempre meno percorribile o districabile dall'individuo comune, dal cittadino della polis. E' un linguaggio che spesso risulta dominato da formule matematiche e algoritmi di difficile decifrazione perfino talvolta da parte degli addetti ai lavori.
Tutta questa situazione che abbiamo delineata genera fra noi uomini comuni, e genera massimamente in questo film, un senso finale di "spaesamento", un non sapere più o il non essere più certi della dimensione alla quale si appartiene, un non riuscire a rendersi conto panoramicamente della realtà che però, nel frattempo, si subisce, e un'impotenza perfino a porre domande, dal momento che risulta ormai chiaro irreversibilmente che il linguaggio delle risposte non sarebbe alla propria portata ed è ormai lontano anni luce da quel "Sì, sì - no, no" raccomandato da Gesù nel Vangelo.
Occhio all'omelia di Salus e a chi ci ricorda...
ANTONIO MAIONE (dopo la visione del film):
Come avrete notato, il film è altamente conciso perché il silenzio è l'unica... parola che consente l'allargamento alla libertà totale. Non c'è possibilità di ricevere un messaggio da un film se non facendolo seguire da un profondo silenzio perché ci sono diverse frasi brevi e concise che aprono l'orizzonte della riflessione per entrare nella profondità del nostro essere e vedere come esiste una strumentalizzazione straordinariamente subdola.
La "voce del padrone" che compare ogni tanto, è una voce che penetra tutti gli ambienti della storia. C'è sempre stata...
Una volta era il "Deus ex machina". Oggi ci sono parecchi di questi "deus": la televisione, i giornali, internet, facebook, ecc..
E' fondamentale avere la capacità del discernimento per cogliere il messaggio del film che è finalizzato alla liberazione delle singole realtà personali.
Tutte le liberazioni non possono mai essere fatte da quelli che organizzano.
L'organizzazione collettiva prevarica sulla libertà della singola realtà personale perché la libertà si annida nel cuore e nella mente dell'uomo.