Perché ci riuniamo qui senza che nessuno ci obblighi a farlo? Le motivazioni di fondo sul perché stiamo qua sono strettamente personali. Ognuno di noi deve interrogarsi: "Perché sono venuto? Per cogliere qualcosa che mi guidi verso la libertà che è funzionale alla felicità che è il Vangelo del futuro? E se non è per questo, perché sono venuto?".
Mi è capitato di riflettere su questo brano della lettera di Paolo ai Galati:
"Cristo ci ha liberati per la liberà. State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù. Ecco, io Paolo, vi dico: se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà in nulla" (Gal. 5,1-2).
Questo contenuto è importante perché mette in evidenza: "Cristo non vi gioverà in nulla". La circoncisione era uno degli aspetti ritualistici che denotava l'appartenenza al popolo erede della promessa. Non c'era possibilità di accedere alla promessa di Dio senza la circoncisione, senza spargimento di sangue.
Qui, Paolo dice l'esatto opposto, opera un capovolgimento radicale. E' come se dicesse: "Se credete in Dio, Lui vi rifiuterà, vi respingerà, vi caccerà", cioè: "Quello che voi ritenete poter essere la via da seguire per raggiungere lo scopo della vostra esistenza, finisce per essere il suo esatto opposto".
"Cristo non vi gioverà in nulla"...
Prima c'è un'altra affermazione pesante: "Cristo ci ha liberati per la liberà". Questo significa che l'atto liberatorio di Cristo tende a portare l'uomo a conquistare la libertà perché al di fuori di questa, per l'uomo non è possibile il conseguimento della finalità primaria che ha nel suo genoma.
Per libertà, quindi, si intende la realizzazione dell'essere. Noi consideriamo, in genere, la libertà sotto l'aspetto del comportamento, del fare, dell'agire. Raramente si coglie la libertà come elemento costitutivo della persona che è libera se è esattamente quello che è. Se non è se stessa, la persona non è libera.
Quando parliamo di costituzione del proprio essere, non intendiamo l'essere statico, ma l'essere nella sua dinamicità. La persona, cioè, è libera quando riesce a dare l'opportunità al proprio essere di svilupparsi esattamente per quel che è. Se, invece, lascia sopraffare la propria realtà dall'esterno, questa sopraffazione diventa un elemento di disagio per la conquista della libertà.
Se "Cristo ci ha liberati per la liberà", lo ha fatto perché ciascuno di noi possa essere esattamente quello che è. E' premessa all'anarchia, ma non mi riferisco ad una partito anarchico perché l'anarchia non crea partiti, ma è capace di entrare nella contrattazione.
Qui dobbiamo scendere un po' più nello specifico. Le volte precedenti abbiamo riflettuto sulla necessità di umanizzare la tecnologia coniugandola con il Vangelo del futuro. Degli aspetti tecnologici che mettevamo in risalto (diritto, governance e bioetica), stasera approfondiremo quello della governance.
La volta precedente abbiamo visto come la tecnologia del diritto interviene su certe espressioni altamente tecnologizzate (robotica, domatica, ecc.). Oggi si tende addirittura a dare una personalità giuridica a particolari tipi di robot.
Che cos'è la governance per il mondo contemporaneo dove c'è l'esigenza di una maggiore partecipazione personale perché la globalizzazione ha deprivato le persone del loro spazio di libertà?
La governance non è il governo centralizzato. Con la globalizzazione, questo ha perso progressivamente il suo potere. La governance subentra quando c'è una contrattazione tra persone che aderiscono volontariamente alla gestione collettiva. E' attinente alla democrazia dal punto di vista terminologico, ma dal punto di vista pratico, oggi non si parla più di democrazia perché non è più tale.
Non c'è più, dunque, il governo centralizzato a gestire le persone in modo autoritario, ma la partecipazione attiva delle persone che hanno la finalità comune di tendere al raggiungimento di un fine. Questa è la risposta di divincolamento ad una globalizzazione eccessiva che ha reso la situazione invivibile.
Si ricomincia, così, con l'avere dei gruppi che in varie aree (economica, religiosa, politica, sindacale, ecc.) si distaccano dalla globalizzazione e, proponendosi la stessa finalità, entrano in una partecipazione attiva e contrattuale.
Questa è la governance, anticipata abbondantemente secoli fa da Gesù Cristo il quale non è stato fautore di un governo centralizzato in cui le persone eseguono, ma ha chiamato le persone alla partecipazione attiva al Regno a cui liberamente aderiscono e ne condividono la finalità.
La condivisione della finalità che viene da Lui proposta e mai imposta, produce una carica emotiva e, quindi, realizzativa che è corrispondente a quello che c'è nella persona. Perciò la governance anticipata da Gesù Cristo coincide con il sorgere del transumano, previsto recentemente anche nel campo della politica. Il transumano è quell'uomo che si riveste delle caratteristiche proprie del Vangelo per entrare nella cogestione della società. "Cogestione" significa gestire insieme ciò che riguarda tutti perché l'elemento prepotente del governo si è svuotato di senso.
Pertanto, la società futura deve recuperare i valori del Vangelo perché finora questo non è stato ancora fatto neanche nelle comunità cosiddette cristiane (monaci e religiosi).
S. Francesco non voleva imporre alcuna regola perché diceva che l'unica regola da seguire è il Vangelo (che non è una regola). Il Vangelo, nella Sua essenzialità, fa coincidere l'aspetto normativo (la regola) con l'aspetto ontico e rende la persona non suddita della legge, ma persona che fa la legge (norma normans). La legge di Dio sta dentro l'uomo se l'uomo sta con sé. E questo è l'uomo evangelico.
Quando poi si aprì il discorso (dopo il Concilio Vaticano II) sul codice di diritto canonico che è la legge che regola la Chiesa, fu proposta la lex fundamentalis che si riportava al Vangelo senza tutte le applicazioni limitative che imponevano agli uomini l'osservanza di migliaia di leggi e leggine alla cui stesura non avevano mai partecipato, ma non fu mai promulgata.
Fatta questa premessa, la parte conseguenziale è: dunque, se ciascuno di noi vuole cogliere l'essenza del Vangelo, deve entrare nella logica della governance che è fondata sulla contrattazione non nel senso giuridico, ma nel senso ontico, dell'essere. La persona, cioè, in quanto esistente, è munita di caratteristiche proprie che le vengono date prima ancora che ne prenda consapevolezza. Questa ricchezza di cui fruisce, può essere ampliata o diminuita. Viene ampliata se entra in cogestione orizzontale, cioè in compartecipazione. Se, invece, la persona si chiude a riccio, elimina la preziosità del dono che contiene dentro di sé.
La persona consapevole della propria preziosità diventa una... bomba perché non aspetta che l'altro le dica qual è il passo da fare, ma sente dentro di sé, nella contrattazione con la governance, qual è l'apporto che può dare per il miglioramento della famiglia umana che non è estranea a sé, ma di cui è parte integrante.
E' importante capire bene questo. Quanto più ciascuno assimila, elabora e propone, tanto più mette in pratica quello che ha ascoltato. Se abbiamo capito, ciascuno può dare un apporto migliorativo alla comprensione e all'approfondimento perché quello che ciascuno ha appreso, non è esaustivo per quanto riguarda la comprensione in mille modi diversi che ha l'umanità. intera.
"Cristo ci ha liberati per la liberà"... Io ho preso un versetto della lettera ai Galati che può essere letto superficialmente come un'accozzaglia di parole o può farmi cogliere che Lui mi ha liberato non dalla schiavitù, ma perché io possa essere. Se però questa liberazione mi porta ad infilarmi nella circoncisione o in altre regole comparabili ad essa, vuol dire che non ho colto bene che essere liberato per la libertà si riferisce al mio essere, alla mia originalità.
Questo mi deve far riflettere: "Non sapevo che io, un anonimo, sono tuttavia apportatore di miglioramento della società intera e, quindi, non mi aspetterò più che l'altro mi dica ciò che devo fare, ma sarò io ad esprimere quello che c'è nella mia testa, nel mio cuore, nelle mie azioni per poter essere un vantaggio per la comunità che non è avulsa da me. La crescita della comunità è la mia crescita perché l'avanzamento evolutivo filogenetico riporta l'evoluzione ontogenetica per cui quanto più io miglioro, tanto più migliora la società e tanto più la società mi migliora".
Si attiva, cioè, un circolo virtuoso di miglioramento permanente.
Se quando parlo l'altro mi ascolta, io ne ho un vantaggio perché a mano a mano che mi esprimo, mi chiarisco le idee, ma se l'altro che mi ascolta mi rintuzza, ho maggiore difficoltà ad elaborare il pensiero. Questo capita in continuazione nella famiglia, ma anche nella scuola.
Come si può entrare, in concreto, nella governance? La cosa più importante è che la persona colga fino in fondo che è liberata per la libertà nell'essere (e conseguentemente nell'agire).
Ci riteniamo finalmente liberi perché abbiamo dato l'opportunità alle parti che ci compongono, l'espressione completa del nostro essere sul piano intellettivo, volitivo, relazionale, affettivo, sentimentale, operativo, ecc.?
Tutti questi aspetti sono limitativi in quanto categorie, ma la nostra personalità è molto più complessa. Noi dobbiamo cercare di recuperare non gli aspetti limitativi, ma l'essenza dell'essere che è un linguaggio che ci libera da tutti gli aspetti di predicazione esterna. La predicazione, il predicato è limitativo rispetto al soggetto. Quanto più il soggetto può fare a meno del predicato, tanto più è soggetto.
"Io sono quello che sono" - dice Dio. Questo possiamo dirlo anche noi se ci esprimiamo in autenticità secondo le nostre condizioni personali. Gesù, poi, ha detto: "Io e voi siamo un tutt'uno" cioè: "Se io sono, e tu sei un tutt'uno con me, puoi dire anche tu: io sono", ma questo lo puoi dire solo se le tue potenzialità si sono attuate perché così sei libero. Se, invece, ti vai ad infilare nella dimensione ritualistica, non hai più la possibilità di dire: "Io sono" perché non sei tu e ti sei rovinato da solo.
Allora il messaggio del Vangelo del futuro è rivolto all'uomo perché recuperi la sua immagine nella sua onticità profonda e abbia il coraggio di esprimersi nella sua dimensione autentica. Questo è giovevole per se stesso e per la comunità generale.
Oggi i governi, i partiti, i sindacati, ecc. non hanno più autorevolezza, allora ciascuno deve vedere in concreto che cosa può fare, deve sentirsi chiamato in prima persona a dare il proprio contributo. Giordano Bruno fu condannato ad una morte orribile anche perché aveva azzardato che potessero esistere altri universi (recentemente sono stati scoperti altri due soli con i loro pianeti a 39 anni luce dalla terra, probabilmente con le stesse nostre condizioni di vita). Galilei è stato riabilitato, Giordano Bruno rimane eretico per la Chiesa.
Questo significa non cogliere il valore espressivo di una persona che ha detto delle cose che pensava. Quando una persona esprime quello che pensa, anche se è una grande eresia, è in effetti una grande verità perché è stata elaborata da un cervello. Ecco perché quanto più le persone riescono ad esprimere con onestà ciò che pensano, non fanno altro che arricchire se stessi e gli altri. Ecco perché la paura della comunicazione deve essere bandita perché la comunicazione non può essere ripetente di quello che l'altro sa.
La comunicazione, per essere profondamente dialogo, deve necessariamente avere cinque caratteristiche alle quali se ne aggiunge una sesta che normalmente non si dice: la bipolarità personale (due poli personali), la precomprensione positiva (disponibilità ad accogliere l'altro nella condizione in cui si trova), la comunicazione, la parità, la collaborazione e quella che non si dice mai: la differenziazione.
Quest'ultima è importante perché se l'altro mi ripete tale e quale quello che ho detto, non c'è dialogo.
Ma noi siamo... maleducati perché nella scuola l'alunno deve ripetere quello che il professore ha detto e quanto più ripete meccanicamente, tanto più è valutato. Invece, quanto più si differenzia nell'interpretazione, tanto più apre varchi nuovi.
Dunque, la governance è partecipazione attiva delle persone che elaborano, nelle circostanze in cui si trovano, il modo di esprimersi che qualche volta può essere anche fermo e duro se giova alla crescita propria e dell'altro perché non sempre è possibile avere la morbidezza nell'accogliere l'altro (per esempio, non si può accogliere chi vuole gettare la bomba atomica).
La possibilità di esprimere la propria opinione è fondamentale. Ecco perché la differenziazione lascia le persone libere di esprimere autenticamente quello che concepiscono. Se c'è buona fede da parte dell'uno e dell'altro, ciascuno si arricchisce di quello che l'altro dice. Se, invece, il dialogo si svolge in modalità oppositiva o impositiva, ma non compositiva che è quella che offre ad entrambi sempre un arricchimento, non c'è incontro.
Nella comunicazione sono necessari: il trasmettitore, il codice e il ricevitore.
Dietro la parola bisogna sempre vedere la persona perché la comunicazione, prima di fermarsi al codice, deve mettersi in sintonia con il trasmettitore e l'altro deve poter essere nella condizione di ricevere. Il codice è da indovinare perché non si conosce il linguaggio dell'altro.
La comunicazione è un elemento portante della libertà, ma la persona non comunica solo con la parola, ma anche quando esprime col corpo tutte le potenzialità che sono latenti dentro di lei.
Dunque, la governance oggi è partecipativa perché ci sono due elementi portanti: l'informazione che è diffusa e la doxologia che è la scienza dell'opinione pubblica, quella che influenza la conoscenza dei singoli perché aderiscano contrattualmente per la governance (Esempio: vogliamo l'eutanasia? vogliamo l'eliminazione dell'accanimento terapeutico? ecc.).
Per quanto riguarda le modalità negative, la comunicazione può essere: aggressiva esplicita o anche implicita, quest'ultima per esempio, quando uno parla e l'altro guarda da un'altra parte; può essere competitiva e può essere passiva. Quest'ultima è la peggiore perché cancella completamente l'interlocutore senza prenderlo minimamente in considerazione arrivando qualche volta addirittura alla sordità isterica per cui non si riesce neanche più a sentire l'altro.
Ci sono poi le modalità positive: quella assertiva (io asserisco il mio punto di vista e lascio te dire il tuo). E' arricchente perché anche quando si resta nelle proprie idee e non c'è nulla da condividere, almeno si acquisisce che c'è un altro che la pensa diversamente.
La modalità migliore è la prosociale in cui non solo io dico la mia e lascio a te dire la tua, ma addirittura ti facilito perché tu possa dire la tua. E' la modalità più importante perché denota fratellanza, amore, accoglienza e, se avvantaggia la mia realizzazione, la realizzazione dell'umanità si avvantaggia del fatto che anche l'altro raggiunge lo stesso livello, e si arricchisce così, non solo di uno che si è realizzato, ma di tanti altri.
Questo significa che quando si viene qui, ci si può anche chiedere: "Che cosa posso fare perché la mia esperienza giovi a chi mi sta accanto, a chi mi ascolta, a chi poi si ferma e mi interpella?".
Queste sono cose teoriche, però non c'è cosa più pratica che una buona teoria. Quando la teoria è fatta bene, facilita il percorso.
Abbiamo raggiunto, in generale, un alto livello nello scambio. Le modalità non sono mai sincroniche (insieme contemporaneamente), ma diacroniche (una dopo l'altra) per cui una persona arriva alla comunicazione prosociale, un'altra si ferma a quella aggressiva, un'altra alla competitiva, un'altra ancora alla passiva.
L'aspetto sincronico non è concepibile in natura. C'è l'albero che fa quintali di ghiande e c'è la ghianda che sotto terra comincia a mettere la radichetta.
La natura è nascitura in quanto è permanentemente evolutiva.
In un gruppo, normalmente, tra quelli che vengono per la prima volta c'è chi non riesce a capire, un altro che trova che si parla "difficile", un altro che pensa che si faccia sfoggio di sapienza, un altro ancora che non è il caso di parlare, ecc. Però, dopo un po' di tempo, se si instaura un rapporto affettivo, può darsi che ci sia più partecipazione indipendentemente da tutto e si consideri ogni parola nuova non uno sfoggio di cultura, ma una parola in più da aggiungere al proprio vocabolario.