21° INCONTRO DEL 06-03-2017

      Noi siamo una realtà tendente alla libertà che si radica nell'onticità. La libertà non è solo un fare, ma fondamentalmente è un essere e l'essere, nella sua specificità, è legato alla variabilità perché la scienza è permanentemente in progresso, il che vuol dire che il futuro è latente, è nascosto, è imprevedibile.
Pertanto, richiede da parte nostra, la slantetizzazione, cioè la fuoruscita.
C'è un'espressione biblica che dice che il Regno dei Cieli è come il mondo che "geme nelle doglie del parto". L'essere, cioè, che si radica nella libertà, e la libertà è manifestativa dell'essere, ingloba il futuro che deve essere slantetizzato e questo implica la variabilità della verità che non è rigidamente statica, ma che si acquisisce progressivamente.
Più semplicemente: noi non conosciamo noi stessi e non conosciamo gli altri per cui per poter considerare il Regno dei Cieli come il punto terminale in cui "vedremo Dio faccia a faccia", abbiamo da camminare a lungo per giungere a questa manifestazione aperta del nostro essere e dell'essere che si presenta al nostro sguardo.
In questa dialettica conoscitiva, la persona entra a far parte di una modalità di esistere che non è individuale, ma che implica l'individualità nella collettività e questo comporta una relazione che sia permanentemente osmotica, sintonica, aperta ad avvertire il processo evolutivo che si verifica accanto a noi.
Quando la persona si isola e non avverte più il livello di crescita dell'umanità, vuol dire che si è avulsa dalla vita come un tralcio che si è staccato dalla vite e che non partecipa più al progetto vitale che nella sua variabilità, si incammina verso il termine finale non negoziabile che è il conseguimento della felicità.
Si potrebbe allora dire: perché non cominciare già da adesso ad essere felici? A volte si fa un gran parlare di cose difficili quando poi, nella sostanza, tutto il discorso finisce quando la persona crea, nella dialettica della quotidianità, il suo essere in pace, cioè felice. Lo "shalom" biblico non è la pace intesa come assenza di guerra, ma come acquisizione piena della vitalità.
Quando si arriva a questo è come se la persona avesse già anticipato al presente quello che sarà il Vangelo del futuro che nella sua dimensione vera, è una beatitudine. Un Vangelo che non coincida con la beatitudine, non è Vangelo.
L'aspetto della Kenosis è l'annientamento della divinità nell'umanità condannata. Dio, cioè, per poter parlare agli uomini, ha dovuto necessariamente antropomorfizzarsi, cioè umanizzarsi. Nel momento in cui ha fatto questo, è come se avesse rinunciato alla Sua divinità almeno nella modalità che ha usato. Si è presentato a noi come un essere debole, che piange, che viene declassato, emarginato, ripudiato, condannato, martoriato, crocifisso, dissacrato.
Quando Dio parla all'uomo, gli vuole dire una cosa molto importante: "Io sono pronto a dare totalmente me per arricchire te".
L'atto di amore è la capacità di offrire il mio essere all'altro perché l'altro sia realizzato nella sua identità che non è la mia, ma mediante il dono di me all'altro, questi può raggiungere il pieno dono di sé a me. Nella comunicazione questa modalità viene detta "prosociale" perché non solo mi consente di manifestare la mia identità a te e, quindi, di arricchirti di me, ma consente anche a te di manifestarti a te stesso perché tu possa manifestarti a me. In effetti, io mi dono a te per darti l'opportunità di rivelarti a te stesso e, successivamente, di rivelarti a me per cui nella comunicazione profonda, tutte e due le persone raggiungono un livello di realizzazione che è anche personalizzazione, cioè manifestazione della propria personalità.
Questo non avviene solo tra due persone, ma anche con la realtà divina che è misteriosa alla quale tendiamo perché la felicità è possibile solo quando l'uomo fa un tuffo nell'imprevedibilità.
Allora, il Vangelo del futuro è legato strettamente alla libertà e questa si radica nella onticità. Questi sono concetti talmente sintetici che devono essere diluiti il che, a volte, richiede un'intera vita: io sono libero se sono profondamente me...
Ritornando all'imprevedibilità, questa è legata al processo evolutivo scientifico che, in quanto tale, è appunto imprevedibile. Quindi, il Vangelo "vero" non può essere circoscritto alla fissità del presente, ma è il Vangelo del futuro dove il futuro non è di là da venire, ma è il presente che si evolve.
Nelle scienze si sta facendo un lavoro di superamento dei confini nazionali. Oggi gli scienziati standardizzano tutti i dati acquisiti in vari modi e in diverse nazioni e li mettono insieme per cui, i voli spaziali, per esempio, non sono più legati alla nazione che li realizza, ma appartengono all'umanità
intera. Si sta verificando, in campo scientifico, un discorso di ecumenismo dove le scoperte convergono per dare un futuro all'umanità.
Quando nel 1978 nacque Louise Brown, la prima bambina concepita in provetta, la cosa fece molto scalpore. Da allora altre 2.500.000 persone sono nate così. Entrano anche loro o no a far parte del Vangelo del futuro? Dio, con queste realtà ha o non ha una relazione comunionale? Le persone così concepite ce l'hanno o non ce l'hanno la destinazione alla felicità?
Questo è il punto per scrostare dalla nostra testa certi modelli statici.
Noi, in quanto discepoli di Cristo che è via, verità e vita, esprimiamo il nostro parere liberamente per poterci mettere in cammino con Lui che si identifica con la totalità dell'umanità perché "tutto il Cristo è capo e membra"? Il capo è Cristo, le membra comprendono l'umanità intera prescindendo dalle religioni che creano scissioni e divisioni per cui se non abbiamo una mentalità ecumenica, non entriamo nel Vangelo del futuro, non entriamo nella libertà che è una manifestazione ontica dell'essere singolo e collettivo che si evolve progressivamente e ci possiamo mettere in atteggiamento ostile al procedere dell'umanità e, quindi, nel diniego del Vangelo.
In parole semplici: il Vangelo è trainante, è fermento, è lievito. Invece, storicamente il cristianesimo si è messo nella posizione di fanalino di coda, in atteggiamento opposto al progresso. Tutto il conservatorismo, il più delle volte, fa riferimento al dogmatismo che è fissità che si oppone all'evoluzione. Abbiamo l'esempio di Galilei e di Giordano Bruno, quest'ultimo ancora considerato eretico. Ma le scoperte recentissime di altri soli con i loro pianeti si aprono su tutto un altro mondo. Oggi nessuno considererebbe più eretico Giordano Bruno, ma la Chiesa si preoccupò di proclamare santo Roberto Bellarmino che lo aveva condannato, così come recentemente è stato proclamato santo Giovanni Paolo II che, a sua volta aveva santificato Josemaria Escrivà de Balaguer, fondatore dell'Opus Dei alla quale lo stesso Giovanni Paolo II aveva concesso lo Status di Prelatura Personale, in pratica una Chiesa nella Chiesa con sacerdoti, vescovi e seminari propri.
Durante il pontificato di Giovanni Paolo II parecchi teologi ebbero una reprimenda ai loro scritti: Schillebeecks, Congar, Kung, Drewermann, ecc. nonché gli esponenti della Teologia della Liberazione tra cui Leonardo Boff. Adesso Papa Francesco ha assunto in toto delle espressioni di Leonardo Boff per la sua enciclica "Laudato si'". Il che significa che c'è stata una rivalutazione enorme delle linee conciliari che erano aperte e non dogmatiche. Invece, il Concilio di Trento terminava ogni affermazione con: "Se uno non accetta questa verità, anathema sit (sia scomunicato)". Con questo sistema, col passar dei secoli, sarebbero stati scomunicati quasi tutti gli uomini. Ma S. Giovanna d'Arco diceva: "Come mi potete scomunicare se io non voglio essere scomunicata?". Chi può scomunicare una persona se non è la persona stessa che vuole perdere la comunione con Cristo? Se una persona vuole stare in comunione con Lui, chi potrà mai scomunicarla?
Questo non ha nulla a che fare con il Vangelo del futuro perché si oppone a qualsiasi modello evolutivo. Costa dire queste cose, è anche pericoloso, ma il parlare evangelico è un dire in "parresia" - come dice S. Paolo, cioè parlare chiaro, dire pane al pane e vino al vino.
Oggi c'è un documento redatto da 11 preti di Colonia che fanno proposte per rivitalizzare la fede perché la Chiesa presenta delle spaccature tra Papa Francesco che sta cercando di portare il Vangelo all'oggi e una serie interminabile di catene che sono come le aderenze chirurgiche, le durezze cicatriziali che fanno perdere l'elasticità. Per colpa di queste "aderenze" fortemente accentuate, anche la Chiesa ha perso l'elasticità che Gesù le aveva dato.
Per questo motivo, Gesù non è andato mai ad infilarsi in alcun sistema burocratico o religioso, ma ha parlato da uomo libero. Ha dato fastidio perché il libero non è gestibile.
Gli scienziati che sono i nuovi profeti, sono liberi perché vanno dietro la ricerca e questa li accompagna lungo la via dell'essere dove è nascosta la libertà.
Il Vangelo è presente nell'uomo, nella sua novità, nella sua unicità, nella sua eccezionalità, perciò Gesù ripete spesso: "Chi ha orecchi per intendere, intenda". Significa che in una persona c'è il Vangelo se vuole cogliere la verità che le si presenta sotto gli occhi, ma non si riferisce solo a ciò che è al di fuori, ma anche al di dentro perché Gesù dice: "Il Regno di Dio è dentro di voi".
Questo Regno richiede però che tu lo manifesti prima a te stesso e poi agli altri. Questo è il punto più difficile da capire: la libertà non è un'autorizzazione che dal di fuori ti dice: "Puoi fare". Sei libero se una volta colto che dentro di te ci sono delle potenzialità, queste non possono essere decapitate, ma devi poterle transitare fuori perché quelle tue capacità sono ricchezze dell'umanità.
Allora, chi è avanti negli anni soprattutto, deve chiedersi: "Quante ricchezze ho tenute chiuse e non ho saputo esprimere?".
Insomma, come abbiamo già detto, il futuro non è di là da venire, è un futuro presente che però è latente. Noi siamo la latenza del futuro che abbiamo il compito di slatentizzare se siamo legati al Vangelo che è Cristo, intervenuto nella storia come motorino di avviamento perché l'umanità prendesse il via e si impossessasse delle sue capacità.
Questo è un momento molto bello per l'umanità: è il suo sorriso al futuro, è la bellezza di sapere che, a nostra insaputa, facciamo parte di un progetto straordinario. Siamo inseriti in un meccanismo di apertura ad un orizzonte sconfinato che coincide esattamente con la realtà divina.
Di questo dobbiamo essere grati a Dio perché l'Infinito è venuto nel finito per dare a questo la possibilità di diventare Infinito. E' l' "admirabile commercium" di cui abbiamo parlato a Natale. Il Verbo si è incarnato per dare alla carne la possibilità di essere Verbo, cioè espressione e l'espressione è rivestita di imprevedibilità. Nessuno di noi sa che cosa gli frullerà in testa domani. Quanto più una persona si va a conficcare nei pensieri del passato, tanto più nega il futuro.
Per questo motivo, di tutte le virtù resterà solo la carità che coincide con l'amore che è totalmente imprevedibile. Difatti, l'amore mette in atto il processo dell'ideazione. Quando uno vive la fase dell'innamoramento, tira fuori una quantità di poesie e non solo quelle propriamente dette.
"Poesia" viene da "poiein" che significa "fare". Se una persona riesce a fare quello che è, allora si verifica la convergenza dell'espressione con l'onticità e, quindi, della libertà con l'essere. Così la persona perde la dimensione di sofferenza oppressiva perché la legge non le viene più dal di fuori, ma è una legge che fa lei, è quello che lei esprime.
Perciò l'uomo è "norma normans" e non "norma normata". Quando ha trovato la propria via, non sente più obblighi dal di fuori, si sente completamente libero.
Una mamma, quando si comporta in un certo modo col figlio, non sente alcuna obbligatorietà nel farlo. Se le si imponesse di cucinare in modo diverso da quello che le piace fare, sarebbe per lei una legge opprimente che non le darebbe gioia. La gioia si trova solo nella libera espressione e questo vuol dire vivere il Vangelo ed essere già nel futuro.
Ma se Dio ha scelto di relazionarsi con gli uomini attraverso Gesù Cristo, che ne è di quegli uomini vissuti prima della Sua venuta sulla terra?
Per Dio quelli di prima e quelli di dopo sono la stessa cosa perché il tempo è una nostra caratteristica storica. Dio non tiene presente la successione del tempo, ma solo quella dell'essere. Noi ci sviluppiamo nel processo cronologico. Il percorso assiologico (di valore) non ha la stessa successione. Un bambino, dal punto di vista assiologico è come... il presidente della repubblica. Dal punto di vista cronologico, invece, il presidente ha fatto tutto un cammino per arrivare a ricoprire quel ruolo. Il ruolo si è evoluto lungo il percorso cronologico, ma la relazione con la vita non è legata al percorso evolutivo.
Una mamma è tale da quando ha un figlio, cioè il figlio genera la madre così come la madre genera il figlio: sono sincroni come valore relazionale mentre cronologicamente, viene prima la madre e poi il figlio. La relazione è da porre nell'ambito dell'assiologia, l'evoluzione del figlio si svolge nell'ambito della cronologia.
Allora, Dio quando genera l'universo, lo fa nella sua dimensione totale. Noi, abituati alla mentalità del prima, del dopo, della successione, non riusciamo a capire. Per Dio tutti gli uomini vissuti prima, durante e dopo Gesù venuto sulla terra "nella pienezza dei tempi", fanno parte di un'unica umanità che è stata riassunta in Lui e, attraverso Lui, è entrata in relazione con Dio e Dio con l'umanità.
Perciò nella Messa si dice: "Per Cristo, con Cristo ed in Cristo", perché in Lui l'intera umanità di tutti i tempi è salvata compresi Abramo, Isacco, Giacobbe, i profeti, ecc.. Perciò Gesù dice: "Prima che Abramo fosse, io sono" per indicare che Lui è il punto terminale, l'aspetto epigonale dell'umanità.
Siamo nel campo dell'irrazionale che non vuol dire contrario alla ragione, ma irraggiungibile con la ragione. Siamo nel campo dei principi assoluti.
Ecco perché l'umanità, nella sua evoluzione, raggiungerà quello che in Cristo si è già verificato. Gesù ha detto: "Voi farete cose più grandi di quelle che ho fatto io" perché a mano a mano nel tempo noi ci evolviamo e ci avviciniamo il più possibile a Lui.
Sul piano politico, Attali, consigliere di Mitterrand e Sarkozy, nel suo libro "Breve storia del futuro", presenta l'uomo del futuro che, indipendentemente dagli aspetti di religiosità, sarà uno che assimila in sé i valori del Vangelo, cioè di Cristo.
Ma se in futuro la robotica arriverà a costruire macchine di grande potenzialità, addirittura con personalità elettronica, come ci si potrà difendere?
Nell'ambito scientifico, come detto in precedenza, oggi esiste un superorganismo in cui convergono tutti i dati scientifici di qualsiasi natura e di qualsiasi nazione. Questo coincide un po' con il Corpo
Mistico. Pio XII che era uno studioso con una vasta biblioteca e che veniva ritenuto scienziato a livello internazionale, nell'enciclica chiamata appunto "Mystici Corporis Christi", si dimostra molto aperto al futuro dal punto di vista teologico e ne mette le premesse. Però la sua visione di servizio del potere era rimasta legata alla tradizione tridentina per cui portò agli estremi l'urto con lo Stato Italiano conservando il "vulnus", cioè la ferita della soppressione dello Stato Pontificio.
Con l'enciclica sopracitata anticipa analogicamente quello che poi doveva essere l'ONU come organismo supernazionale.
Oggi avviene lo stesso sul piano scientifico regolamentando tutto, anche il trapianto degli organi per cui è stabilito che la donazione deve essere anonima e volontaria per impedire la commercializzazione degli organi stessi.
Questo fa parte del modello di crescita dell'umanità perché la vita non è monopolizzabile da alcuno. Noi ne fruiamo soltanto. Pertanto, se un organo non è più funzionale a me, non è detto che non possa essere funzionale alla vita.
E' possibile, dunque, mettere in relazione quest'internazionalizzazione del comitato scientifico con la visione macroscopica del Corpo Mistico.
Se noi qui stiamo bene in relazione di amicizia, si crea un flusso energetico di familiarità che rende ciascuno disponibile agli altri. Se ci dovessero essere delle persone di disturbo, tutto il gruppo subirebbe la tensione. Del resto, l'acqua del nostro corpo si sintonizza con quella degli altri. Siccome il 65% del nostro corpo è acqua, un'acqua calma e rilassata in un corpo, produce distensione e pace negli altri corpi. Se un diapason vibra, comunica la sua vibrazione ad un altro diapason in modo tale che quando il primo smette di vibrare, l'altro continua. E' stato fatto anche un esperimento riunendo 340 persone intorno ad un laghetto con alghe in putrefazione. La convergenza del pensiero ha prodotto la modificazione delle acque. Ormai questi collegamenti sono riconosciuti scientificamente e ci portano ad entrare un po' di più nella dinamica di scambio energetico non necessariamente noto. Infatti, non siamo sempre coscienti di quello che avviene in noi, però se siamo vicino ad una persona positiva, ci... positivizziamo. Se siamo vicino ad una persona nervosa e tesa, ci agitiamo. Però possiamo benissimo contrapporre la distensione all'agitazione e se le persone distese superano il numero di quelle tese, la distensione vince. Il gioco e il ballo sono sistemi per creare distensione. Il ballo (da sym ballo) è il simbolismo, l'essere coinvolti.
E' possibile mettere in relazione il processo evolutivo scientifico con il processo evolutivo dogmatico purché il dogma non sia fisso, ma aperto alla verità che si manifesta nell'essere.
Questa è l'acquisizione che dobbiamo fare: la verità non è statica, ma aperta al nuovo. Quello che eravamo l'anno scorso non lo siamo più adesso. La verità di questo momento è una verità in movimento. L'essere fisso non esiste e se la verità è manifestazione dell'essere, essa manifesta l'essere evolutivo. E' difficile, perché noi siamo abituati alla concettualizzazione.
Anche la coerenza, se viene intesa come fissità, va messa in discussione. Se, invece, per coerenza si intende l'autenticità, allora è la maggiore verità.
Al Vangelo non può essere più dato un significato letterale. Per esempio, il brano che racconta delle tentazioni di Cristo vuole solo dire che l'uomo attraverso il percorso nel deserto (simbolo dei 40 anni vissuti dagli Ebrei nel deserto in fuga dall'Egitto), deve superare tutte le tentazioni dell'annientamento della sua dignità per cui Gesù non si è piegato né di fronte alle necessità materiali né di fronte alle seduzioni del potere né di fronte alla seduzione della religione. Gesù, cioè, si presenta a noi da uomo libero.
Se vado a raccontare all'uomo di oggi l'episodio così come viene narrato, è come raccontare una favola, una di quelle in cui anche gli animali parlano.
Oggi, più di ieri, i sistemi di seduzione sono molto più affinati e fortemente subdoli. Pertanto, quanto più la persona conosce la propria verità, tanto più si mette in atteggiamento critico e non si lascia infinocchiare.
Una curiosità: la parola "infinocchiare" viene dall'usanza di far assaggiare il vino dopo aver mangiato il finocchio perché questo rende più gradevole il sapore del vino e lo fa sembrare migliore. Invece il termine "finocchio" usato dispregiativamente per indicare i gay, ha origine dal fatto che il finocchio veniva arso insieme ai gay per attutire l'odore della carne bruciata.
Quello che a noi interessa è vedere come possiamo pescare nell'acqua della sorgente della nostra vitalità per poter arricchire l'umanità. E' importante riconoscere i propri limiti e tutti ne abbiamo perché il limite è costitutivo della nostra identità.
Se non avessimo i nostri limiti non saremmo distinti gli uni dagli altri. Quindi, il limite è positivo nella sua natura di identificazione. Quanto più ci identifichiamo nel limite, tanto più ci arricchiamo della reciprocità.
A volte non ci si sente accettati perché non ci si accetta e si proietta negli altri la propria mancanza di accettazione. Se, invece, ci si sente contenti ed accettati agli occhi propri, si proietta sugli altri l'accettazione.
In pratica ci si sente maggiormente accettati quanto più aumenta il livello di autostima.
Quanto più uno la pensa diversamente, tanto più può arricchire perché una delle caratteristiche del dialogo è la diversificazione.
Ricordiamoci di leggere nel IV cap. del Vangelo di Giovanni, il colloquio di Gesù con la Samaritana. Il brano, naturalmente, è un'elaborazione di Giovanni perché al pozzo c'erano solo Gesù e la donna e Gesù sicuramente non ha dettato quello che si erano detto.
Giovanni, attraverso il dialogo, ha messo in evidenza alcune verità. Si incontra con una donna e questo già è un fatto eccezionale per l'epoca e a lei dice: "E' giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità". E le dice di andare a chiamare suo marito, come a voler fare conoscenza con lei, sapere chi è. La donna, invece, si rifugia in argomenti religiosi come a voler negare sé. Se noi parliamo di religione per non parlare di noi stessi, ci rinneghiamo e quando ci rinneghiamo e parliamo di religione, abbiamo rinnegato la religione e noi stessi.