Cineforum: film "Il diritto di contare" di Theodore Melfi
GIULIANA MARINO (scheda introduttiva alla visione del film):
Questo cineforum ha una sua vocazione che è insieme anche una speranza: quella di poter essere uno strumento di riflessione e di dibattito su temi che, in un modo o nell'altro, sono stati affrontati e centrati o, come nel caso di oggi, magari solo sfiorati o trattati di scorcio nei nostri incontri con Antonio.
Oggi e, spero almeno in altri due film che ci attendono nella nostra programmazione nei prossimi mesi, ci occuperemo di "diversità" con tre storie vere realmente accadute, il che, da un certo punto di vista, rappresenta un valore aggiunto perché ci chiama ancor più seriamente a riflettere e a pronunciarci su questo tema.
Diversità di genere, di sesso, nel film di stasera, "Il diritto di contare", con tutte le sue ovvie implicazioni sociali e culturali in cui un femminile da sempre reso marginale rispetto alla storia e solo funzionale all'espletamento o al potenziamento delle risorse e attività maschili, penetra pioneristicamente in domini intellettuali e in attività professionali che sono tradizionalmente appannaggio dei maschi, sconvolgendo i parametri mentali e comportamentali di questi ultimi.
Diversità di identità sessuale vissuta, per così dire, come dramma interiore, come nel caso del protagonista di "The Danish girl", anch'essa una storia vera che descrive il travagliato trapasso in un individuo che è, in tutta la sua complessità di corpo, anima e persona, da un'identità sessuale ad un'altra.
Diversità razziale esemplificata, nel nostro caso, dal colore nero della pelle, funzionalizzata per secoli ad una sorta di tacita divisione delle attività produttive e lavorative sulla faccia della terra, come in ossequio ad un diritto naturale nonché, come tutti sappiamo, pretesto per l'imposizione del giogo schiavile o, quanto meno, di rapporti di più che schiacciante subalternità sociale ed economica per secoli fino, all'incirca, agli anni sessanta del secolo scorso, ma con significativi strascichi e sanguinose riprese, soprattutto in paesi, come il Sud Africa, connotati da un razzismo tenace, capace di produrre, fin quasi ai nostri giorni, situazioni di apartheid e di segregazione razziale, se non di vera e propria violenza razzista.
E' questa la diversità protagonista del film "Selma" che spero vedremo al più presto prossimamente, diversità che ha dato vita ad uno dei più importanti movimenti di liberazione di cui sia stata testimone la storia e che ha trovato in Martin Luther King il leader capace di mobilitare nella lotta per la conquista dei diritti civili quella che era ancora solo una massa, una moltitudine dispersa ed eterogenea facendola diventare un "popolo", il popolo di colore.
Ma questa diversità razziale la ritroviamo ancora nel film di stasera "Il diritto di contare". Nel caso delle tre protagoniste del film, infatti, il pregiudizio razziale si sovrappone e si aggiunge a quello sessista rendendo pertanto ancora più incisiva ed emblematica la vicenda che racconta.
Katherine è una brillante matematica con eccellenti doti di calcolo in geometria analitica; Dorothy è affascinata dai primi sistemi operativi e studia la programmazione del computer IBM; Mary è un'aspirante ingegnere. Tre fantastiche eccezioni, nel 1960, quando la scienza era considerata prerogativa degli uomini. E proprio per questo vengono reclutate dalla NASA. Katherine, in particolare, riesce a risolvere equazioni matematiche complesse, conquista il rispetto e l'ammirazione dei colleghi e contribuisce alla creazione di un elaborato calcolo per le coordinate della traiettoria di rientro della capsula spaziale sperimentale.
Cosa c'è di eccezionale? Katherine non solo è una donna matematica negli anni sessanta, ma è anche afroamericana. La prima donna di colore ad avere accesso ai dati sensibili dell'agenzia spaziale americana e la prima donna ad essere ammessa alle riunioni, la prima donna ammessa ad assistere al lancio della navicella. La strada è stata tutta in salita, ha dovuto sopportare gli sguardi indagatori, commenti razzisti e disparità di trattamento economico rispetto ai colleghi uomini. Ha dovuto utilizzare tutte le sue doti matematiche e cognitive per sconfiggere la diffidenza e affermare il proprio diritto di "lavorare con i numeri".
Le storie di queste donne sono state raccontate nel film "Il diritto di contare", girato nel 2016. Sono trascorsi quasi sessant'anni dalla realtà che racconta, eppure anche oggi il binomio donne-scienza non è così scontato. Per molto tempo la giustificazione della disparità di genere negli studi scientifici è stata basata sulla teoria della "predisposizione genetica", come fosse quasi naturale che le donne siano più più inclini agli studi classici, umanistici, letterari, per indole, per caratteristiche di personalità, per l'arcaica convinzione che il cervello femminile sia più "arrendevole" rispetto a certi meccanismi elaborati come quelli matematici. E del resto capita un po' a tutti di inciampare in questo stereotipo quando magari ci definiamo "una frana in matematica". La realtà è ben diversa.
Tutti nasciamo con una potenziale intelligenza numerica uguale, tutti possiamo sviluppare le capacità di calcolo, di classificazione, di elaborazione di dati, di programmazione computazionale.
La scienza e la matematica non fanno distinzioni di genere: ogni bambino, appena nato, riesce a distinguere le quantità, le forme, le dimensioni degli oggetti. Ogni bambino possiede un concetto innato di numero. A scuola dell'infanzia, attraverso l'osservazione del mondo, si insegnano i concetti topologici, l'insiemistica, le relazioni tra oggetti, le differenze e le uguaglianze, e gli alunni che si trovano nella piena fase pre-operativa, come insegna Piaget, diventano in grado di affrontare i problemi, focalizzandosi su un elemento per volta, in modo selettivo.
Analizzare e risolvere i problemi è proprio la base del pensiero scientifico che include non solo la capacità di calcolo, ma anche la capacità di "problem solving". Ma l'alfabetizzazione matematica viene spesso sottovalutata a discapito dell'intelligenza numerica che, se non stimolata correttamente, rischia di non incrementarsi con la crescita. Alle bambine, poi, proprio per una questione di stereotipi, si rischia di non dare gli stimoli necessari per sviluppare queste competenze e per far crescere la passione verso certe materie. Così le percentuali relative alla probabilità che le ragazze conseguano una laurea in campo scientifico restano basse, tanto che le Nazioni Unite hanno ritenuto necessario fissare un "Women in science day", vale a dire un giorno (l'11 febbraio), in cui si celebrano le donne che lavorano nelle STEM (acronimo di "Science Technology Engineering Mathematics che viene utilizzato per indicare i corsi di studio e le scelte educative volte a incrementare la competitività in campo scientifico e tecnologico) e si dà il via a programmi per avvicinare bambini e ragazze a queste materie. In questo senso è ovvio il ruolo prioritario che la scuola gioca per dare alle bambine e alle giovani la possibilità di sviluppare la capacità di autodeterminarsi, di decidere cosa diventare, di scegliere di diventare persone che "contano". Perché il diritto di contare appartiene a tutti senza distinzione alcuna.
ANTONIO MAIONE (dopo la visione del film):
Tre sono le cose che caratterizzano un bel film: la colonna sonora, il contenuto nutrizionale per la mente e il contenuto nutrizionale per le emozioni.
Grazie a Giuliana, ci siamo goduti questo film il cui modello è profondamente caratterizzato dall'attualità perché tratta tematiche che sono permanenti. In esso si incrociano: la libertà della persona che non può realizzarsi se non nel dialogo con l'istituzione e con il gruppo umano. Infatti, ci mostra un lavoro svolto non dai singoli, ma in équipe. C'è poi la fiducia reciproca. C'è uno che si basa solamente sulla parola dell'altro. Infine c'è l'elemento fondamentale che è la scienza che rappresenta il futuro dell'umanità. Quindi, la coniugazione della libertà della persona, del dialogo con l'istituzione e il progresso delle scienze costituiscono il Vangelo del futuro.