Viene letto un articolo apparso due giorni fa su "Repubblica":
Vicario di Roma, le primarie di Francesco "Francesco spariglia le carte. E in barba a chi, anche in questi giorni, si è esercitato a ipotizzare i nomi del futuro vescovo vicario di Roma al posto del cardinale Agostino Vallini, non solo comunica di non aver ancora deciso in merito, ma insieme chiede a tutta la diocesi, clero e fedeli, di aiutarlo nella scelta. È quanto emerso dall'incontro a porte chiuse avvenuto ieri sera in Vicariato fra il Papa e i parroci prefetti della "sua" diocesi. La scelta del nuovo vicario è uno snodo decisivo per la Chiesa "in uscita" del pontificato in corso. E Bergoglio non vuole agire da solo: chiunque, preti e fedeli laici, potranno scrivere in Vicariato i propri "desiderata", finanche il profilo del nuovo vescovo, magari proponendo un proprio candidato. E poi, lui, il Papa, deciderà. A due mesi dalle consultazioni che daranno alla Chiesa italiana un nuovo presidente della Cei, Francesco con una decisione inedita chiede per Roma l'aiuto di tutti, vuole sentire la voce di più persone. Fino a oggi la prassi diceva che le consultazioni dovevano essere portate avanti soltanto con alcune figure ritenute significative: i rettori dei seminari, i responsabili del Vicariato, parroci in rappresentanza di altri, gruppi e movimenti ecclesiali. Da oggi, a Roma, tutto cambia: Bergoglio vuole un parare che nasca dal basso. Tutti hanno diritto di parola, anche chi di solito di fatto non ce l'ha. Le lettere dovranno pervenire in Vicariato entro il 12 aprile, segno che la decisione finale non dovrebbe tardare molto e arrivare probabilmente entro l'estate. In queste settimane sono stati fatti tanti nomi: dal presidente della Nuova Evangelizzazione Rino Fisichella al Sostituto della Segreteria di Stato Angelo Becciu, fino al vescovo vicario Angelo De Donatis. Ma le verità è che nessuno sa nulla. Francesco, da buon gesuita, deciderà da solo, ma soltanto dopo aver portato a termine questa ampia consultazione. Sinodale, così è la Chiesa frutto maturo del Concilio. E così è la Chiesa che vuole Francesco: una comunità che cammina insieme, nessuno escluso". (Questa notizia ci riempie di gioia in quanto alcuni di noi, dal 1996 al 1997, si fecero promotori di una raccolta di firme (36.00 in Italia, 2.500.000 in Europa) per un "Appello dal popolo di Dio", formulato dal movimento cattolico progressista "Noi siamo Chiesa", sorto in Austria in cui per prima cosa si chiedeva il "coinvolgimento delle comunità diocesane nella nomina dei vescovi". Ora finalmente Papa Francesco lo sta realizzando). Nel 1970, scrissi la tesi di specializzazione in Pastorale "La democrazia e la chiesa". Il titolo originario era "Democratizzazione nella Chiesa", ma questo richiese la riunione del Consiglio di Facoltà per decidere se censurarlo o meno. Gesù Cristo, un po' di queste cose le ha "masticate" direttamente perché non ha scelto alcun seguace appartenente alla casta sacerdotale. Ha scelto, invece, dei pescatori che sono caratterizzati dall'imprevedibilità perché possono anche non pescare niente. Gesù, nella Sua dottrina essenziale, ha scelto uomini che avevano orecchi per intendere. Il che significa che l'ascolto della Parola di Dio non torna mai indietro senza aver prima prodotto efficacemente il Suo risultato. Nel mondo contemporaneo, ci troviamo di fronte alla standardizzazione di nuovi modelli che vengono accolti nella struttura societaria. Ogni novità presenta sempre una refrattarietà e, tuttavia, la standardizzazione ha una doppia via: una è quella della penetrazione sociale quando il modello conviene e l'altra, quella vera, è scientifica. La standardizzazione, quindi, avviene quando la pressione societaria influisce su un comportamento che si diffonderà rapidamente. E' successo per il telefono, facebook, ecc. che si sono imposti socialmente. Scientificamente, non è detto che i social network abbiano portato un avanzamento della qualità della vita degli uomini. C'è una diffusione enorme. Non c'è ragazzino che non abbia un cellulare. E' una standardizzazione in quanto è un modello ormai accettato negli ultimi 20 anni. Precedentemente bisognava avvisare con cartolina il giorno e l'ora in cui la telefonata sarebbe arrivata e la persona interessata doveva recarsi puntuale ai Telefoni di Stato per avere il collegamento.
Gesù, l'Uomo nuovo, anticipa l'uomo del futuro il quale se non riuscirà a coniugare bene la standardizzazione sociale e quella scientifica, finirà per avere un comportamento sbrindellato, ci sarà una scissione dentro di lui e l'uomo diviso in sé perde il proprio volto, non ha più la possibilità di esprimersi con il linguaggio della propria novità che è unica e irrepetibile. Non è possibile avere una democratizzazione se non c'è il rispetto profondo della novità in quanto tale. Papa Francesco, invitando i fedeli di Roma a proporre un vescovo, inizia una prassi che si estenderà. Anticamente sappiamo di S. Ilario di Poitiers che fu nominato vescovo dal popolo così come S. Ambrogio che non era neppure prete perché tutti i battezzati fanno parte di un unico organismo che è il Corpo Mistico di cui abbiamo parlato la volta scorsa. Nel Corpo Mistico non ci sono membra che valgono molto e membra che valgono poco, ma ogni cellula, dal capello all'unghia del piede, presenta un unico DNA che è quello di Cristo. Questa è la novità che si contrappone alla socializzazione dove la standardizzazione è dovuta alla diffusione attraverso i mass media. Ma questi sono mezzi che massificano le persone, non le esaltano nella loro personalità. Invece, l'ecclesialità non massifica le persone, ma ne coglie la specifica natura e le inserisce in una dimensione di apertura fraterna senza la quale non c'è diaconia. Più semplicemente: ogni persona è una realtà carismatica. La differenza tra dono e carisma è che il dono è destinato esclusivamente ad una persona; il carisma, invece, è un dono dato ad una persona in funzione di tutti. Paolo, nella I lettera ai Corinzi, dice che ciascuno di noi è carismatico per il fatto che esiste (da non confondere con gli aspetti settari). Gesù Cristo non ha fatto alcuna setta, ma ha parlato a chiunque lo volesse ascoltare. Essere carismatico significa che ognuno è destinatario del dono di Dio che nella Sua attività creatrice tiene presente non il singolo come avulso dal contesto socio ambientale, ma come inserito nella realtà globale. Se una persona cresce, tutta la società cresce. Se la società è ferma, un'unica persona che cresce si trova fuori da ogni possibilità comunicativa, quindi, fuori da ogni personalizzazione. Più o meno, questo avviene per il genio che se non conserva la comunicazione, finisce con l'essere escluso dalla società la quale, poi, solo a distanza di secoli lo recupera. Anche oggi, scienziati e medici che dicono delle cose nuove vengono messi a tacere. Sul piano ecclesiale sta succedendo lo stesso a Papa Francesco contro il quale c'è una forte opposizione per cui lui adesso fa appello al popolo. Il cambiamento radicale, infatti, non può passare per le vie istituzionali perché queste denotano la stabilizzazione. Invece, la standardizzazione scientifica avviene in diverse fasi: presentazione della novità che registra sempre un'opposizione iniziale e molte critiche, c'è poi un periodo di fermo durante il quale la novità sembra sia stata cancellata, ma invece penetra, viene filtrata, c'è la sedimentazione delle idee e poi subentra l'intervento modificatore. Sociologicamente così succede. Ma sul piano ecclesiale è la stessa cosa. Il cristianesimo all'inizio fu visto come la rovina della società perché andava a rompere gli schemi comportamentali. Quando fu fatta la riforma liturgica, solo la prima parte della Messa, quella istruttiva, fu tradotta in italiano, il resto rimase ancora in latino perché sembrava che senza il latino la liturgia venisse declassata nel suo mistero. L'uomo accedeva a Dio come ad una Realtà incomprensibile. Succedeva, così, che durante la Messa, le persone pregassero per conto proprio. Oggi noi riceviamo bombardamenti di ogni tipo per cui arrivano nella nostra mente una quantità di notizie che non facciamo in tempo ad assimilare. Per esempio, si dice che nel 2030 si andrà su Marte e la notizia oggi finisce qui. Quando poi si arriverà effettivamente su Marte, se ne prenderà atto. Avvenne lo stesso quando si andò sulla luna, cosa che sembrava impossibile da realizzare. L'accettazione di una cosa nuova crea uno scombino anche per noi perché abbiamo uno schema comportamentale che è standardizzato. Nella quotidianità, per esempio, una mamma cucina allo stesso modo, usando gli stessi ingredienti quasi in automatico, Questa standardizzazione è un'economia di risorse, ma è anche un pericolo per il progresso. Il Vangelo del futuro è una novità che deve esaltare la libertà della singola persona. Ogni persona si deve far carico del cambiamento dell'umanità. Non può dire agli altri: "Voi che cosa fate per me?", ma deve chiedersi: "Io che cosa faccio per gli altri?". Noi tutti siamo destinatari di carismi che ciascuno può esaltare o affondare. Se il carisma in me non viene messo in evidenza ed io non porto avanti il discorso di autonomizzazione della mia realtà, io sarò di peso agli altri e la vita parassitaria non porta alla democrazia perché questa non implica che io sia
un peso che devono portare gli altri. La democrazia è la risultante di tutte le persone che impiegano le proprie energie per istaurare un modo di vivere che è a vantaggio di tutti quelli che costituiscono la comunità. La conoscenza del carisma comporta l'esplorazione del proprio territorio alla ricerca di quelle caratteristiche che vi sono state poste da Dio e progettate da Lui prima che noi esistessimo. Ciascuno, poi, dopo che ha riconosciuto il proprio carisma, cerca di trovare la via per esprimerlo. L'espressione non può essere solitaria perché andrebbe ad urtare la natura stessa della persona che, in quanto tale, è capacità relazionale. Nel momento in cui non si ponesse in relazione, catturerebbe il carisma e lo soffocherebbe. Invece, quando il carisma viene riconosciuto, si trova anche metodologicamente, la via per esprimerlo. Questo è il compito di ciascuno. E' possibile considerare il carisma come amore? Può essere identificato con ciò che viene fuori quando si sta bene con se stessi e con gli altri? Fondamentalmente, l'amore è basato sulla libertà che si radica, a sua volta, nella nostra naturalità. Non c'è libertà se non quando le potenzialità che ciascuno di noi ha, vengono trasferite in attitudini. Il passaggio da potenzialità ad attitudine richiede la responsabilità del singolo. Dio poteva fare le cose in modo perfetto, ma in questo caso, avrebbe escluso l'essere umano dalla creatività. Invece, ha creato l'uomo a Sua immagine e somiglianza, cioè creatore. Essendo dunque creatore, l'uomo deve investire le proprie risorse per costruire progressivamente un'apertura al nuovo, un futuro. Il presente deve già avere le sfaccettature del futuro. Bisogna chiedersi: "In quali prospettive io mi pongo, considerando le risorse che posseggo?". Cioè, anche a 100 anni ci si deve domandare: "Che farò da... grande?". Se io colgo che la mia è una realtà di essere, allora faccio confluire l'amore sull'essere perché l'amore non è altro che l'essere nella sua completezza evolutiva che non è solo quella ontogenetica personale, ma è anche un'evoluzione cosmica, è anche evoluzione filogenetica dell'umanità intera, è anche quella di tutta la zoologia, di tutta la botanica, cioè quando la persona vuole veramente raggiungere il livello di essere, non può negare, per esempio, l'essere della... formica. L'uomo è intrinsecamente ponte perché è l'unica realtà consapevole e perciò progressiva e non adattiva come quella degli animali. La differenza è che il progresso richiede necessariamente un momento di astrazione in cui si può ideare, progettare, programmare e attuare. Questo è proprio dell'uomo. L'animale farà solo... l'animale. L'anima dell'uomo c'entra qualcosa? Quando parliamo di anima e di corpo operiamo una divisione manichea, cartesiana, ma Dio non fa queste distinzioni: si riferisce alla persona, al soggetto. Ecco perché è importante avere la consapevolezza di essere destinatari di un dono straordinario. In noi umani c'è la pontificalità attuata perché siamo quelli che collegano l'aspetto della materialità corporea con quello della spiritualità divina e, come in Cristo si incontrano Dio e l'uomo in un modo indissolubile, così la persona unisce in sé la corporeità e la spiritualità nell'unicità della spiritualità. La consapevolezza della propria realtà che contiene anche la spiritualità è del soggetto. Io sono responsabile della mia soggettività ed è con questa che devo mettermi in relazione. Ma nel momento in cui la tecnologia progredisce e crea degli androidi, come sarà possibile relazionarsi con loro? Con l'aiuto anche della cibernetica si può entrare in relazione lì dove è presente la consapevolezza che è propria dell'umano. Poi troverò un sistema altro per sintonizzarmi per esempio, con le fibre ottiche, con la telepatia, con la mimica facciale, ecc. Ma noi possiamo limitare la libertà di Dio? Sul piano attuativo, lo possiamo perché se Dio mi ama e vuole la mia felicità ed io mi oppongo al suo raggiungimento, il piano di Dio resta valido sul piano di partenza, ma risulta invalidato su quello di arrivo per la mia opposizione. Se, invece, la mia volontà è coincidente con quella di Dio, Lui ha tutta la libertà di donarmi Se stesso, cosa che ha attuato attraverso Cristo che nella Sua totale umanità è entrato in sintonia perfetta con la volontà di Dio. Per questo motivo, di Cristo si dice che è l' "Amen" di Dio. Più semplicemente: Gesù è il ricapitolatore dell'umanità. In Lui tutta l'umanità ha raggiunto lo scopo che Dio Padre onnipotente si è prefissato quando ha creato l'uomo. Gesù, in quanto uomo, è l'attuazione perfetta di quello che Dio voleva. Ci sono tante persone nella Chiesa che sono lontane da Cristo e tante che sono fuori dalla Chiesa, ma molto vicine a Lui. Noi consideriamo "cristiano" chi ha il certificato di battesimo e "non cristiano" chi non ce l'ha. Invece, Cristo è presente nell'umanità intera che è inserita totalmente in Lui e attraverso Lui è congiunta a Dio.
Il Verbo che "in principio era presso Dio e il Verbo era Dio", ad un certo punto si è incarnato in Gesù Cristo che aveva la natura umana, ma non l'io umano. La persona in Gesù Cristo è divina. Assumendo la natura umana, ha consentito a tutta l'umanità di essere assunta nella divinità attuando così il progetto di Dio. Io, singola persona, posso liberamente oppormi al progetto divino, ma non posso, impedire a Dio la libertà di donare Se stesso all'umanità, cosa che si è attuata, appunto, in Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo. "Per Cristo, con Cristo ed in Cristo"... Per mezzo di Gesù Cristo l'umanità è destinataria del dono divino. Con Gesù Cristo l'umanità è stata assunta dalla divinità. In Gesù Cristo l'umanità viene inserita anche se non battezzata. Se Gesù non fosse mai venuto sulla terra, gli uomini non avrebbero potuto ricevere il dono di Dio per cui Duns Scoto, teologo francescano, diceva che l'incarnazione di Cristo sarebbe dovuta avvenire a prescindere dal peccato, perché altrimenti il dono di Dio agli uomini sarebbe rimasto estrinseco, esterno a loro, come un vestito sul corpo. Invece, Gesù ha due nature, quella umana e quella divina in un'unica persona che è divina, Su questo si fa confusione. La natura è la modalità con cui il soggetto esiste. Può essere divina, umana, animale, ecc.. La persona, invece, è il soggetto, è l'io pensante capace di relazioni (non di rapporti) che richiedono una capacità astrattiva per cui io mi metto in relazione con un altro che ha la stessa capacità astrattiva. In effetti, la comunicazione non è una cosa semplice perché io posso mettermi in relazione con te se so di essere me e mi proietto in te conservando la consapevolezza di me e conservando la risposta che tu mi darai avendo, a tua volta, la consapevolezza di te che si proietta in me, Il rapporto riguarda gli animali: il cane lecca le mani, scodinzola, ha affettività, capisce dall'espressione della faccia se lo si vuole rimproverare o accarezzare, ma è una comprensione di tipo associativo. La relazione, quindi, avviene soggetto per soggetto. Indipendentemente dalla modalità, le nostre nature sono uguali, le persone sono due. In Gesù Cristo, invece, c'è un'unica Persona che è quella del Verbo divino e due nature: quella umana e quella divina. In quanto divina, può dire: "Io ti assolvo dai tuoi peccati". In quanto umana, usa la voce di un uomo, i passi di un uomo e tutte le modalità della natura umana. Gesù ha sofferto nella Sua natura umana perché ha preso su di Sé tutte le caratteristiche dell'uomo, eccetto il peccato che avrebbe rotto la Sua unione con il Padre. Per questo motivo, Gesù è l'unico sommo pontefice, è il ponte tra la divinità e l'umanità. Nell'umanità ci siamo tutti e per questo dovremmo realizzare la democrazia perché se tutti siamo parte di un unico corpo, non ci può essere una mano che litiga con l'altra mano. Se una mano viene schiacciata sotto un peso, l'altra mano le viene in aiuto sollevando il peso. Nell'organismo, cioè, c'è una solidarietà naturale. Per questo Gesù porta come esempio la vite e i tralci perché nei tralci scorre la stessa linfa che alimenta la vite. La vite è Cristo in cui è innestata tutta l'umanità che entra a far parte della redenzione. E' chiaro che la modalità con cui ogni singola persona si propone a Dio è diversa a seconda della cultura del tempo. Nel mondo buddista, nel mondo orientale e anche in quello musulmano c'è meno opposizione alla democratizzazione, non ci sono gerarchie. Noi del mondo occidentale, diciamo che siamo in democrazia, ma la nostra è una mentalità molto più verticistica, molto più piramidale. Quindi, facciamo fatica ad accettare la novità del Vangelo come famiglia umana. Papa potrebbe essere anche una persona solo battezzata, ma chi ha mai detto questo alla gente? Noi che siamo presenti in questa parrocchia stiamo attuando un cambiamento radicale durante la Messa perché voi mi chiamate per nome e mi parlate durante la sua celebrazione instaurando una relazione interpersonale. Questo significa che la Messa non è un fatto astratto (una volta addirittura il celebrante girava le spalle al popolo), ma è un incontro di persone che si conoscono in Cristo e che vogliono fare un cammino assieme per cercare di operare un'apertura. Le persone sono refrattarie ai cambiamenti e questo fa parte della standardizzazione per cui si va in chiesa per dire le preghiere, ma la Messa è un incontro di persone attorno ad una cena in cui Gesù si dona come cibo, segno della trasfusione del divino nell'umano.
Se non si capisce questo, la democrazia resta solo una parola. Perché dovrei condividere con un altro che non mi appartiene il carisma che ho? Perché l'ho ricevuto gratuitamente da Dio che lo ha dato anche all'altro gratuitamente e quindi, ce lo dobbiamo scambiare reciprocamente. Il carisma può essere bloccato? No, posso affossare il dono perché è mio personale, ma il carisma è destinato alla comunità passando per la persona la quale può anche non fruirne per sé. Per esempio, il profeta non è tale per sé. Ciro, re di Persia, dette il carisma della libertà agli Ebrei senza che la cosa lo riguardasse granché. In effetti, Dio utilizza delle vie straordinarie per accompagnare il percorso dell'umanità scegliendo delle persone che non necessariamente debbano essere sante. Il carisma, quindi, non viene bloccato, ma bisogna vedere poi le persone destinatarie del carisma che uso ne fanno.