Cineforum: documentario "L'amore quantico"
GIULIANA MARINO (introduzione al film).
Oggi non ho compilato la scheda per il documentario "L'amore quantico" perché la protagonista Erica Francesca Poli, scrittrice, medico e psichiatra, presenta molto bene l'esposizione di una serie di temi collegati al concetto di energia cosmica ed in particolare a quanto ci fornisce la fisica quantistica che ci conduce ad un'apertura di grande rilievo. Quindi ho ritenuto che non vi fosse altro da aggiungere.
ANTONIO MAIONE (dopo la visione del documentario):
Mi viene da pensare alla frase di Gesù: "Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso" (Gv. 16,12), perché Lui, parlando con gli uomini, pur avendo provato a costruire un'unità profonda tra l'Essere nella sua totalità e l'essere nella frammentarietà cosciente che è propria dell'uomo, non ha trovato in chi l'ascoltava, la tensione all'unità, tanto che al termine del Suo viaggio tra gli uomini nella storia, disse: "Ut unum sint" (Gv 17,21) che noi traduciamo "Perché siano una sola cosa", ma Gesù intendeva dire "Perché siano uno" in quanto diventare "una cosa" vuol dire ritornare nella frammentazione.
Georges Lemaitre, gesuita, fisico ed astronomo, teorico del Big Bang, ne recuperò il senso fondendo l'aspetto estrinseco, effettuale, con quello causale. Prima di lui, Gregor Mendel, monaco agostiniano, biologo e matematico, vide nel processo evolutivo la tensione all'unificazione. E prima ancora, Lazzaro Spallanzani, gesuita, biologo e accademico, recuperò sia l'aspetto scientifico che quello teologico filosofico perché l'uomo, nella sua profondità ha l'anelito all'unificazione dentro di sé, cosa che comporta inevitabilmente l'unificazione e l'armonizzazione con la totalità.
Due persone si incontrano se sono simpatiche l'una all'altra. La simpatia è un modello energetico, è un processo magnetico, è quello che noi definiamo "a pelle" perché si avverte una sorta di energia.
E' difficile, però, che l'energia si trasmetta a parole. Si comunica, ma non si trasmette.
Comunicare significa dire. Trasmettere vuol dire "mettere al di là". La trasmissione avviene quando la realtà sperimentata dal soggetto riesce a collocarsi nell'altro soggetto ed averne un ritorno.
Allora si stabilisce l'arco voltaico di intesa: partenza e ritorno.
Questo lo troviamo nel colloquio tra Gesù e Nicodemo (Gv 3,1-21) dove si incontrano la luce e le tenebre. Le tenebre che cercano la luce e la luce che le fuga.
Questa dimensione è la fusione (che non è la confusione) per cui Nicodemo riesce a trovare la profondità del Suo essere e lo fa rinascere. E quella non è una rinascita in senso statico, bensì in senso dinamico. Il flusso energetico congiunge Nicodemo a Gesù e Gesù a Nicodemo.
Gesù diventa il punto culminante dell'unificazione dell'umanità intera con la realtà della divinità. Questa non è estrapolata, ma è interpolata nell'umanità e l'umanità è interpolata nel divino.
Perciò Gesù dice: "Il Regno di Dio è già dentro di voi" (Lc 17,21).
La difficoltà sta nello scandagliare il proprio essere dove nell'inconscio l'uomo trova il sé profondo e se sperimenta la pace dentro di sé, allora diventa poeta (da poiein che significa fare) e il fare è la coerenza di accompagnamento dell'essere che nella sua dimensione essenziale non è mai fermo, ma è permanentemente alla ricerca di un punto convergente, quello che Dante aveva capito molto bene quando scrisse: "E vidi pinta della stessa effige l'Amor che muove il sole e le altre stelle", cioè che ingloba la totalità delle stelle, delle galassie e del buco nero che le assorbe.
Nella pluriformità dell'universo c'è una fusione che al momento, nella nostra conoscenza frammentaria non appare se non nell'intuito.
C'è, per esempio, chi intuisce che sta per venire un terremoto. Sono percezioni così complesse che non si riescono a spiegare come del resto tante altre cose.
Non si riesce a capire come un ammalato migliori quando su di lui c'è la convergenza del pensiero di altre persone che neanche lo conoscono...
Non si riesce a capire come gli uccelli si riuniscano lo stesso giorno per migrare...
Non si riesce a capire come una persona non muore se aspetta che un figlio arrivi da lontano...
Non si riesce a capire la "sindrome del portone" del perché, cioè, una persona che trattiene una pipì a lungo, arrivato al portone di casa, se trova intralci, non la trattiene più...
Non si riesce a sapere come scatta il meccanismo si simpatia, di antipatia...
Non si riesce a sapere come scatta il rilassamento e la guarigione quando si è in un contesto di amorevolezza, cioè come l'amore produca un campo magnetico di rilassamento...
Ma questo non avviene solo nelle relazioni intersoggettive, ma anche nella relazione cosmica. Ci sono luoghi che danno pace e luoghi che creano una sensazione di malessere.
Ecco perché diventa un po' compito di ciascuno di noi quello di creare un clima di armonizzazione.
L'armonia ha la radice dell'arte (ar) che è la capacità di superare... l'artrosi, l'artrite, ecc..
Se uno si lega al dolore, finisce con l'esserne prigioniero. Se, invece, c'è una predisposizione dinamica, si vive permanentemente. E' importante ridere e scherzare perché così facendo, si ricrea, quasi in automatico, il clima di accettazione della situazione. Se, invece, c'è un'eccessiva pesantezza nell'espressione, il soggetto si difende ritirandosi e creando la frammentarietà.
Oggi si sta facendo tutto un lavoro di recupero della frammentazione economica per portare all'unità il genere umano con scambi di reciprocità, dal momento che la globalizzazione ha talmente allontanato le persone con i social per cui non c'è più possibilità empatica. Le persone hanno maggiori difficoltà da superare per entrare in sintonizzazione.
Questo filmato non può solo essere visto, Bisognerebbe considerarlo a pezzi e appropriarsi del contenuto nell'esperienza del quotidiano perché dà indicazioni stimolative.
Su questo argomento ci sono una quantità di libri, ma la cosa migliore è l'introspezione, quella che si chiama "meditazione", è un cogliersi nella condizione di ridurre i bisogni perché quando una persona vive il rapporto col bisogno come tensione di vuoto, produce disarmonia. Se, invece, riduce i bisogni, si armonizza e si concentra.
Quando uno sta bene dentro non avverte i bisogni, per esempio, del mangiare e del bere, e non fa alcun sacrificio a rinunciarvi.
Quando Gesù dice: "Certa specie di demoni si scaccia solo con la preghiera e col digiuno" (Mt 17,21), non intende riferirsi al sacrificio, ma all'eliminazione del bisogno. Gesù non propone il digiuno così come è stato ridotto nelle mani dei... monaci, ma come mezzo per l'eliminazione della dualità, del conflitto, come superamento della dimensione di lotta per recuperare, invece, la capacità della padronanza di sé.
Gesù, infatti, dice: "Il Regno dei Cieli è preso a forza e i violenti se ne impadroniscono" (Mt 11,12). "Violenti" è riferito a coloro che sono talmente capaci di possedersi, da riuscire a ridurre i bisogni.
Non è un sacrificio, ma l'eliminazione dello sforzo perché lo sforzo provoca tensione. Invece, bisogna avere la capacità di rispettare la naturalità, cioè quando la totalità che sta al di fuori di me va a coincidere con quella che è la mia espansione. La natura è nascitura. Se uno "rinasce" (cfr. Nicodemo), si mette nella condizione di accompagnamento a mano a mano che la sua realtà si espande, si sviluppa, cioè si toglie dal viluppo.
Nel sepolcro di Gesù, dopo la resurrezione, furono trovate le bende sciolte a terra mentre il sudario che imprimeva l'immagine, era piegato correttamente in un angolo. Ciò significa che quando tu riesci a cogliere la tua immagine in cui è stampato il Regno di Dio, tu stai nell'unità totale.
Allora la vita e la morte sono un tutt'uno...
Allora c'è il coraggio, cioè l'interiorità che è il contenuto essenziale del tuo essere...
Quindi, nella tua realtà c'è già il ben-essere che coincide con l'essere.
Ogni qualvolta una persona fa un'azione qualsiasi per ottenerne un'altra, compie un atto prostitutivo. La stragrande maggioranza degli atti che noi compiamo sono prostitutivi. Spesso siamo soffocati dalla burocrazia e siamo costretti a compiere degli atti assurdi che ci portano in un circuito alienante.
Gesù, a Marta che si lamenta perché sta sola in cucina, dice: "Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una sola cosa c'è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore che non le sarà tolta" (Lc 10,41-42).
Maria, in effetti, faceva la cosa che sentiva, quello che naturalmente era portata a fare.
E' così che si sta "un amore"!...
E' difficile. Questo spiega perché Gesù disse: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua" (Lc 8,1-2). Però è una croce che dà gioia. Si chiama "croce", ma non è croce, tant'è che i primi cristiani andavano incontro alla morte cantando.
La ricetta di Gesù è : "Sia il vostro parlare sì, sì -no, no" (Mt 5,37), cioè esprimere fuori quello che si ha dentro, perché chi fa una cosa senza desiderare di farla, spesso lo fa per sfuggire ai sensi di colpa.
Quando Gesù si trattenne nel tempio e i suoi genitori lo cercavano disperati, Lui non ebbe sensi di colpa, ma disse: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?". (Lc 2,49).
Il discorso è che noi rimaniamo immaturi sulla base dell'immaturità degli altri che non accettano la nostra crescita.
Allora, vedete che l'armonia si crea quando l'altro non è un... piombo, ma di fronte ad una proposta, si apre alla leggerezza e ringrazia per aver avuto una spinta.
Questo è importante soprattutto nella coppia che allora è tale quando la crescita dell'una favorisce quella dell'altro. L'altro, cresciuto, rimanda uno stimolo maggiore e migliorato e così si attiva una dinamica che porta la coppia ad aprirsi anche ad altre coppie, alla socializzazione che è un'armonia allargata.
La coppia chiusa normalmente finisce con l'essere asfittica e muore.