Nell' "Evangelii Gaudium" viene trattata la relazione tra fede e religione e la fede intesa come misticismo.
Quando l'atto umano viene deprivato della consistenza di valore che è propria della persona, cioè quella di esprimersi nella propria naturalità, vengono fuori le "religioni" molto numerose nella quotidianità.
Che cosa sono le religioni? Sono degli atti vincolanti ("religione" vuol dire "ri-lego", "ri-eleggo", "ri-leggo"). Quel "ri" iterativo non denota acquisizione di originalità, di creatività, di proprietà, di singolarità, di personalità, ma vuol dire che facciamo tante cose che non sono nostre, che ci passano addosso.
Anche quando la mamma cucina lo fa con una sorta di ritualità, di religiosità. Che cos'è allora la religiosità? E' un'abitudine che per la persona è un'economia energetica perché se io devo pensare ogni volta al perché faccio una cosa, questa diventa per me molto pesante.
Se, invece, io elaboro il sistema del perché faccio quella cosa, la posso pure ripetere in quanto viene giustificata a monte.
Il concetto di "religiosità" è esteso a quella che è l'azione comportamentale sociale di abitudine allargata ad una serie interminabile di azioni umane.
C'è differenza tra atto umano e atto dell'uomo. Il primo è ponderato e responsabile e perciò libero. L'atto dell'uomo, invece, è automatismo perché non passa per l'elaborazione mentale, volitiva, azionale.
L'uomo pensa perché percepisce. Una volta che ha pensato, determina l'azione con la volontà e poi agisce. Solo se l'azione passa attraverso questi settori, è un'azione che appartiene a quella persona.
L'atto libero è una cosa rara e la religione è responsabile di produrre persone che sottoscrivono la loro depersonalizzazione.
L'appropriazione del modello altamente libero che genera la possibilità di stabilire relazioni paritarie, presuppone che la persona si accorga che ha... una testa avvitata sul proprio collo.
Questo processo non può essere svolto da un altro perché è riferibile solo alla persona singola. Solamente quando questa si sveglia dal torpore del sonno, dall'avvitamento nel sistema religioso, può prendere in mano la gestione mistica della fede.
Insomma, la fede è la rovina della religione perché quando una persona si accorge di avere una dignità per cui può stabilire una relazione in quanto singola e irrepetibile, non ha bisogno che altri le dicano quello che deve pensare e quello che deve fare. Quando viene indottrinata, non può fare esperienze personali.
E qui dobbiamo ricordarci che Gesù disse: "La verità vi farà liberi" (non l'indottrinamento).
In quei tempi c'era la cattedra costituita dagli stalli su cui sedevano scribi e farisei che erano i dignitari del sinedrio che detenevano la verità in quanto esperti della Scrittura e religiosi.
Questi osservavano pedissequamente ben 613 comandamenti perché in uno stato teocratico la legge civile coincideva con quella religiosa. Non c'era una società laica ed una religiosa, ma erano un tutt'uno. Nel mondo ebraico era forte la rottura con l'impero romano perché gli Ebrei avevano la mentalità della società guidata da Dio che li proteggeva in quanto "popolo eletto", un Dio "degli eserciti" che li difendeva da qualsiasi avversario.
Quindi, la loro religiosità usurpava la Realtà Divina e la riferiva solamente al loro Stato.
Noi facciamo più o meno la stessa cosa perché l'uomo è portato a trascinare Dio dalla propria parte. Quindi, anziché avere una relazione autonoma con la Realtà Divina nella propria soggettività, utilizziamo una mentalità magica asservendo Dio al nostro modo di pensare. Questo è un modello ribaltato.
L' "Evangelii Gaudium" fa riferimento a certi danni che esistono nella società contemporanea che è lontana dal Vangelo, tra cui quelli provocati dal maschilismo presente nella società ecclesiale (nonostante il Papa faccia dei tentativi per rompere gli argini).
La concettualizzazione stretta è un modello di religiosità che non dà l'opportunità di modificare dinamicamente il modello societario. Tutto quello che succede ogni giorno è dovuto a questa mentalità legata a schemi rigidi. Ogni schema rigido non appartiene agli eventi vitali perché la vitalità è caratterizzata dal dinamismo. Ogni qualvolta si inceppa il dinamismo, si compie un atto che si oppone alla vita. Questo non succede solo nella società, ma anche in ciascuno di noi.
Domenica, quando ho dato la Comunione con pane e vino, un giovane (dico: giovane) è rimasto scandalizzato perché asseriva che l'ostia (il pane azzimo) non può essere sostituita dal pane lievitato. Ma il pane, lievitato o no, rimane pane: la sostanza non cambia. Nella Chiesa ortodossa che risale al tempo degli apostoli, nella Messa si è sempre usato il pane lievitato e questo è consentito anche nella Chiesa cattolica.
Sto cercando di fare un discorso di apertura, ma la religiosità è presente fin nel midollo delle ossa delle culture sociali per cui non cambia niente nonostante il Papa auspichi continuamente il cambiamento.
Anni fa la percentuale dei comunicandi era esigua. Oggi permane una scarsa partecipazione all'Eucaristia perché questa ancora viene considerata come un premio per i buoni. Non si riesce ad entrare nella mentalità che l'Eucaristia è un farmaco che serve per le persone che sono malate (spiritualmente). Però, essendo abituati a pensare che facendo la Comunione stando male, si commette sacrilegio, è chiaro che non la si riceve. Le persone sono vittime di un processo mentale che le deteriora il più possibile.
Gesù ha celebrato una sola Messa. La Messa di Gesù è il Suo essere poiché ha vissuto sempre coerentemente con la Sua dignità di persona. E' stato Messa quando guariva i malati, quando stava con i discepoli, quando ha riso e scherzato, quando ha giocato con i bambini, quando è stato messo in croce... Gesù è la Messa.
Arrivati a capire questo concetto, ci rendiamo conto che tutto ciò che facciamo in aggiunta, fa parte della religiosità.
La fede è un'esperienza mistica di incontro con Dio nella mia dignità. Quindi, il lavoro che devo svolgere nella mia vita è quello di recuperare la mia dignità esprimendomi nella ricchezza delle mie capacità. Quando faccio questo, sono in linea con Gesù.
Quante volte Gesù ha confessato i discepoli? Non li ha mai confessati! Ha detto però chiaramente: " Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (Gv.14,23). E le parole di Gesù non sono parole da mercante. Si dice che la pubblicità presenta delle cose false come se fossero vere mentre i preti predicano le cose vere come se fossero false per cui le persone restano frastornate e non sanno più in che cosa credere.
Nell'Apocalisse (3,20), leggiamo pure: "Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me".
Cenare vuol dire rimanere. Allora, il dono che Dio fa all'uomo è quello di trasformarsi in al-imento che è, al tempo stesso, anche al-ito, cioè spirito che nutre la persona e la rende al-unna della verità se legge nella profondità del suo cuore.
L'incontro con Dio, quindi, avviene quando si scende nella profondità del proprio essere e ci si accorge che lì c'è un modello che è simile a Lui come leggiamo in un passo fondamentale all'inizio delle Scritture: "Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza".
Quando arriva finalmente Gesù che è l'esplicitazione di questo discorso, vediamo che parla ad una certa Gerusalemme: "Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!". Voleva dire: "Ti sei imbarbarita nella religione mentre io voglio stabilire con te una relazione di calore e di difesa come fa la chioccia con i suoi pulcini".
Questa dimensione di maternità divina ci fa accedere al misticismo. La fede ci dà una sorta di sazietà interiore che si verifica ogni volta che riusciamo a comunicare profondamente con una persona. Ecco perché la confessione è fondamentalmente una comunione.
Se, invece, l'Eucaristia viene vissuta come un allontanamento delle persone, diventa una realtà che isola.
La sociologia presenta la "civitas", la città come luogo in cui le persone vivono "civilmente". E' "civile" la persona che instaura relazioni paritarie con l'altro e non di dominio sull'altro. Quindi, non lo asserve, ma entra in una dimensione di arricchimento reciproco che significa fare spazio dentro di sé per accogliere non solo se stessi, ma anche gli altri con cui si entra in relazione.
Quando sono in comunione con l'altro, lo sono anche con il Tutt'Altro che si manifesta a me proprio attraverso l'altro. Questi, allora, diventa per me sacramento di comunione per cui non ho più bisogno di... andare a fare la Comunione!
Attenzione, cercate di non capire una cosa per un'altra! Voglio dire che se io mi sono immedesimato in una relazione intima di amore, lì c'è Dio perché Lui è amore.
Se l'Eucaristia diventa, invece, un motivo per litigare o scomunicare l'altro, vuol dire che io non ho capito niente dell'Eucaristia.
Bisogna piano piano capire che entrare a che fare con Gesù è la cosa più corrispondente al proprio anelito che è quello di essere felice. Non puoi esserlo se pensi che Gesù ti obblighi a confessarti prima di fare la Comunione con Lui. Ti pare che se Gesù ti ama e tu Lo ami, può mai esserci un diaframma che ti impedisce di accedere a Lui? In questo modo, tu Lo intrappoli nei cancelli che tu stesso hai costruito. E' come dirgli: "Non posso venire da Te che mi aspetti. Tu sei diventato alimento e spirito, hai bussato alla mia porta, io l'ho aperta, ma tu non puoi entrare ed io non posso uscire e così rimaniamo prigionieri entrambi".
Gesù Cristo non vorrebbe queste cose che fanno parte della religiosità.
La stessa cosa capita quando ci si sente in colpa per non aver recitato le preghiere... del mattino come se Dio stesse con l'orologio in mano a controllare.
In effetti, noi abbiamo affibbiato a Dio un nostro modello di comportamento.
Forse sto facendo un discorso troppo complesso che non serve se non si ha il coraggio di prendere contatto con la propria dignità dove nessuno può accedere perché è talmente sacra da essere riservata solo a Dio che ne è l'autore e alla persona stessa.
Questo è il rapporto mistico che avviene tra Dio e la singola persona. Le interferenze devono essere valutate con cautela. Quelle educative, per esempio, spesso tendono ad impossessarsi di valori che non possono essere toccati perché non sono negoziabili.
La non negoziabilità riguarda tutto ciò che appartiene alla creatura razionale.
S. Tommaso d'Aquino, più volte condannato dal Sant'Uffizio e poi incensato al Concilio di Trento,
aveva avuto un maestro che lo aveva introdotto alla filosofia aristotelica.
Aristotele era un filosofo che aveva una logica molto vicina a quella di Gesù Cristo, cioè la logica umana che è quella che apre la mente. Questa logica usa spesso il cosiddetto sillogismo cornuto perché ha due uscite: o questo o quello.
Noi dobbiamo cercare di capire che Gesù Cristo viene a dirci: "Io voglio stabilire una relazione con te".
Provate a riflettere sull'incontro di Gesù con la Samaritana al pozzo di Giacobbe e notate con quanta delicatezza Gesù entra nella struttura psicologica della donna.
Comincia così: "Dammi da bere". Si presenta, cioè, come uno che ha bisogno.
C'era un attrito tra i Giudei e i Samaritani. Per Gesù quella donna doveva essere considerata come scomunicata. La donna stessa si meraviglia: "Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?".
E Gesù: "Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva".
Ma la donna è incredula: "Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest'acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?".
In effetti, Gesù ha suscitato curiosità nella donna che vuole sapere chi sia quell'uomo.
Ma Gesù le chiede: "Và a chiamare tuo marito e poi ritorna qui".
La donna risponde: "Non ho marito". E Gesù: "Hai detto bene "non ho marito"; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero".
Vedete allora che Gesù si incontra con la donna partendo dalla situazione in cui lei si trova e cerca di condurla piano piano dentro di sé.
Ma la donna continua a sgusciare fuori: "Signore, vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare".
E Gesù le dice: "Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità".
Gli risponde la donna: "So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa". E Gesù: "Sono io, che ti parlo".
Le rivela così chi è Lui per stabilire una relazione con lei che ha grosse difficoltà perché non è abituata a porsi il problema interiore, dell'autocoscienza e, quindi, della scoperta della sua dignità perché soggetta al modello religioso.
Gesù le dice chiaramente di non andare nei templi, ma di adorare Dio dentro di sé.
A questo punto, la donna corre a dire agli altri Samaritani: "Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia Lui il Messia?".
Quando la donna è arrivata a questo? Quando è entrata piano piano nel suo mondo. Di questi esempi, ce ne sono una quantità nel Vangelo.
Ecco perché è difficile portare il Vangelo con... le armi!
Carlo Magno, nel Sacro Romano Impero, impose la religiosità facile con tanto di registri e chi si camuffava battezzato senza esserlo, veniva decapitato. Ve l'immaginate un Gesù che decapita le persone perché non sono battezzate?
Quando Giovanni gli dice: "Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demoni in tuo nome e glielo abbiamo vietato perché non era dei nostri", Gesù risponde: "Non glielo proibite. Chi non è contro di noi è con noi".
Questo vuol dire che chiunque promuove la dignità di una persona sta dalla parte di Cristo. Ma se utilizziamo Cristo per litigare, non abbiamo capito niente di Lui.
Provate a pensare al significato del dialogo che ho citato prima con Gerusalemme (intesa non come città fatta di muri, ma di persone).
I cittadini sono quelli che entrano in relazione con Dio solo se entrano in relazione tra di loro. Ecco perché la salvezza scaturisce dalla comunità. Invece, generalmente, quando facciamo la Comunione non ci guardiamo in faccia perché c'è l'abitudine di raccogliersi, cioè di isolarsi. Ma la Comunione è apertura a Dio che si presenta ad ogni uomo mediante l'uomo stesso. Questo sacramentalizza l'uomo. Ogni persona, cioè, nel modello di Gesù, è un sacramento per l'altro perché ciascuna nell'altro può incontrare una realtà con la quale entrare in relazione. Quindi, il segno più vicino alla Realtà Divina non è il quadro né la scultura perché questi riguardano il piano estetico, ma è la persona sul piano della relazione vitale.
Perciò poi S. Paolo, parlando del matrimonio, lo definisce "sacramento grande". Quando c'è una relazione vera e profonda, una persona può essere... "matrimoniata" senza che risulti sulle carte. Viceversa, può non esserlo anche se risulta da centomila carte.
Quando una persona ha colto che nell'altro può trovare il Tutt'Altro, ha raggiunto la sua realizzazione di persona e se trova una relazione nell'amore, passa dalla morte alla vita.
Giovanni dice: "Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli".
Quando siamo in grado di amare, siamo usciti dalla condizione della religiosità. Per questo S. Agostino dice: "Ama e fa' quello che vuoi!" e per amare l'altro bisogna cominciare ad amare se stessi.
Questo è un messaggio che ci dà l'opportunità di capire come, fondamentalmente, il messaggio di Gesù è riservato ad ogni persona che lo voglia cogliere. Ecco perché diventa mistico, misterioso.
La modalità con cui Dio si incontra con ciascuno di noi non possiamo saperla. Non conosciamo né quando né come né con chi...
Noi dobbiamo cercare di naturalizzare l'incontro con Gesù e non appioppargli 613 comandamenti che ci dà da osservare. La naturalizzazione avviene mediante l'incontro semplice, spontaneo, libero, non sovraccaricato da una serie interminabile di precetti per cui, alla fine, uno non capisce più niente.
Se una persona normale entra qui per la prima volta, è difficile che possa capire perché deve fare lo smantellamento di 2000 anni di sovrastrutture.
Gesù ha superato queste cose quando ha detto: "Il Regno di Dio è dentro di voi".
Se una persona riesce a cogliere questa realtà, niente più le interessa: né riforme né controriforme. Incontrarsi con Gesù Cristo significa diventare dentro di sé una colonna portante. Questa non è presunzione, ma è esperienza mistica perché l'incontro con Gesù Cristo non è un indottrinamento. Gesù non è una dottrina o una condizione verbale, ma è una Persona che rende persona la persona se stabilisce una relazione con lei. Altrimenti la persona non sorge proprio.
L'individualità di ciascuno deve servire per poter costruire relazioni che vanno al di là di essa perché l'individualità è precaria. La personalità è la soggettività, è la capacità di porsi in relazione.
Gesù Cristo è proprio il Verbo, la Parola, la comunicazione, l'intesa stretta in un'unica realtà per cui la divinità e l'umanità sono in Lui collegate. Per questo l'umanità in Cristo, Autore della vita, si riconosce nella sua dignità e questa dignità non le può essere tolta da nessuno.
Gesù difese sempre la Sua dignità. Per esempio, interrogato da Caifa che gli chiedeva della Sua dottrina, rispose: "Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto".
Per questa risposta ricevette un pugno, ma replicò: "Se ho detto male, dimostramelo, ma se ho detto bene, perché mi percuoti?".
Le persone non conoscono Gesù perché il diaframma istituzionale, purtroppo, l'ha talmente velato da non lasciar cogliere l'essenzialità di un Cristo vivo che viene a parlare alle persone per farle svegliare, farle autonomizzare, per far loro tirare fuori le enormi risorse che hanno. Invece, la stragrande maggioranza delle perone non le conosce e non le esprime.
Il momento dell'incontro con Gesù è un risveglio per prendere coraggio.
Oggi ci sono pochi martiri. La Chiesa è sorta sul sangue dei martiri che andavano incontro alle belve cantando perché avevano il fervore dentro.
Io vi dico queste cose che ho elaborato attraverso la mia esperienza. Voi fatene l'uso che volete.