C'è una tematica contemporanea: la custodia.
Custodia di sé, custodia degli altri, custodia per sé e per gli altri.
Ho citato quattro cose che poi vedremo che cosa significano. In effetti, dobbiamo custodire la nostra ricchezza che presuppone la conoscenza. Una realtà non conosciuta non può essere custodita. Vedete com’è chiaro?
Gli studi contemporanei, soprattutto per quanto attiene le patologie tumorali, stanno spostando l’attenzione sulla medicina molecolare e non più sulla medicina patologica (la patologia medica).
Si può addirittura estrapolare la cellula malata dall’organismo. Finora le malattie non si potevano curare, perché soffocate nei geni, nelle molecole che sono all’interno del corpo e che non consentivano di visualizzarle e la non visualizzazione della malattia non dà l'opportunità di aggredirla.
Il futuro dell’uomo, il nostro futuro, è legato ad una serie interminabile di interventi sulla genotipia, per ottenere una modificazione dell’uomo in modo che si adatti alle situazioni molto diversificate che non erano ipotizzabili fino a venti anni fa.
Vi do un attimo di tempo per pensare. Faccio un esempio: se prendete un topo e gli date una scarica elettrica e contemporaneamente gli fate sentire l’odore del formaggio, dopo un po’ di tempo, il topo associa la scarica elettrica all’odore del formaggio. Addirittura oggi è acquisito scientificamente che questa modificazione genetica è trasmissibile.
Ciò vuol dire che le generazioni successive possono acquisire il dato elaborato dal nonno, dal bisnonno, dall’avo della generazione. Il dato, cioè, è transgenerazionale .
La transgenerazionalità della modificazione che ha elaborato un soggetto, apre il varco alla responsabilità che la persona ha nei confronti delle generazioni successive.
Se avete capito bene, l’aggancio comporta una modificazione sorprendente, perche l’umanità non ha alcuna possibilità di sopravvivere se continua a lasciarsi trascinare in situazioni di eccessiva programmazione senza dare spazio alla libertà.
Mi sono fatto capire bene? Gli incontri che noi facciamo hanno la finalità di contrapporsi ad un percorso di transgenerazionalità dell’elaborato epifenomenico, epigenetico negativo perché se sono parecchie le realtà viventi che elaborano negatività, trasmetteranno alle generazioni successive la loro negatività. Quindi avremo un'umanità che andrà di male in peggio.
Gesù Cristo disse: "Voi farete delle cose più grandi di quelle che ho fatto io". Ciò vuol dire che è possibile oggi, con un intervento a livello epifenomenico, a livello di epigenetica, modificare addirittura la razza umana se c’è una collaborazione sincrona.
Quando Papa Francesco ha scritto fuori la porta "Vietato lamentarsi", lo ha fatto perché il lamento di uno si addossa al lamento di un altro diventando una lamentela generale. Invece, il sorriso di uno produce il sorriso nell’altro e da questo comincia il benessere comune.
La comunità sorge sulla base della trasmissione del senso della vita che Goethe definiva: "Un fiume dal quale tutti attingiamo e al quale tutti apportiamo il nostro contributo originale".
Il contributo originale è dato dalle esperienze che fai tu nella tua identità e che hanno un'incidenza nel fiume della vita che ci precede, ci accompagna e ci segue.
Oggi si cerca di utilizzare le cellule staminali che hanno una totipotenzialità per cui possono generare tutti gli organi. Già in Giappone si è fatta l’applicazione di un tessuto epiteliale nell’occhio della stessa persona, nel fondo oculare. Voi vi rendete conto? Esiste la riprogrammazione genetica, cioè come la cellula staminale si può evolvere e diventare la totalità dell’organismo, così ogni cellula può essere riprogrammata. La riprogrammazione genetica apre varchi annunciati da Gesù nell'espressione: "Voi farete cose più grandi di quelle che io ho fatto”.
Badate bene che il messaggio di Gesù è molto frainteso. Lui per questo ci ha rimesso l’esistenza. Il Gesù che viene presentato oggi non ha nulla a che fare con... Gesù.
Proprio questa mattina, mi sono incontrato con una persona straziata da quattro sedute di chemioterapia alla quale era stato detto di andare da un parroco. Questi le ha chiesto se a casa avesse mai trovato limoni marciti, spilli, capelli annodati... E poi le ha detto di dover andare tutti i giorni a Messa, di dover fare la Comunione perché altrimenti il suo problema sarebbe stato irrisolvibile.
Queste sono cose gravi accadute oggi, 27 settembre 2017.
Una situazione di questo genere produce un legamento che toglie ogni articolazione evolutiva all’umanità. Siccome la vita è evoluzione, il blocco significa produrre morte.
Sapete che contro il Papa si sta facendo una campagna "contro tutte le sue eresie"?
Allora questi incontri servono a capire che il destino sta nelle nostre mani se entriamo a contatto con la Verità che non è quella scritta sui libri. La verità è l'approccio ontico al proprio essere per coglierne gli aspetti di potenzialità esistenti in ciascuno e che anelano all'espressività, tenendo presente che il percorso dell’espressione che è la modificazione epigenetica, oggi è appurato che si trasmette.
Quindi non si trasmette solo il patrimonio genetico del DNA, ma anche ciò che noi abbiamo acquisito (ho portato l’esempio del topo).
Il discorso tra responsabilità e vitalità assume una grande importanza. La nostra vita ha una responsabilità non solamente per sé …
Nell'enciclica "Mystici corporis" (di Pio XII) è messo in evidenza il rapporto di ogni persona con l’intera comunità umana e non solamente con quella contemporanea perché noi abbiamo degli addentellati che sono strettamente collegati con tutto il resto sia antecedente che susseguente.
In parole semplici: l’ombelico è quella parte del nostro corpo che mette in evidenza come noi tutti deriviamo dalla generazione antecedente. E nostra madre aveva l’ombelico e nostra nonna aveva l’ombelico… Questo ombelico è dunque il filo conduttore della vita alla quale noi attingiamo e alla quale noi doniamo per formare la cum-munia (la comunità). I "munia" sono i monili, le monete, il dono, il valore.
Noi, purtroppo, disconosciamo il dono che abbiamo perché il valore della nostra esistenza agli occhi nostri è nulla mentre riteniamo di valere se abbiamo gli abiti firmati, la laurea, l’appartamento, cioè cose che possono avere un valore, ma che è di gran lunga inferiore a quello della vita che ha una radice che parte da lontano e va lontanissimo. Della vita è da cogliere l’aspetto di originarietà che affonda le radici nel divino, cioè nell’Assoluto (Absolutus) che è Quello sciolto da ogni programmazione costrittiva per portare l’effetto ad una programmazione totale che è la spiritualità che confluisce nell’amore.
L'amore è l’eliminazione delle remore, le remore sono iterative di programmazione. Pertanto l’amore è l’eliminazione della programmazione.
Naturalmente questo è un discorso sul destino dell’umanità. L’attuazione sta nell’incontro-scontro di chi vivrà… Ma queste sono cose da niente che fanno parte della storia. Qua parliamo del destino della vita....
Sempre oggi ho appreso che le formiche non gradiscono il borotalco, ma le formiche nel giro di poco tempo troveranno il modo di sopravvivere al borotalco... Così i moscerini della frutta hanno prodotto una proteina diversa per sopravvivere all’innalzamento delle temperature. E' questa la bellezza della vita... E noi stiamo ancora con gli aghi e i limoni ammuffiti!
Vedete allora come la vita cammina rapidamente mentre le religioni sono sempre più immobilizzate perché seguono un modello regressivo, difensivo, che non fa sbloccare.
Papa Francesco con tutta la buona volontà ha nominato diverse commissioni per cambiare le cose, ma sono rimaste commissioni... sulla carta! Lo fanno parlare dalla finestra, ma nulla cambia se non cambiano le persone...
Allora la grande novità della medicina molecolare consiste nel non potere più aspettare una modificazione che venga dall’alto, ma la modificazione raggiunge il singolo che nella realtà si evolve e cerca di coniugare l’aspetto programmatico con quello libertario da poter trasmettere lungo il filone dell’amore.
Qui abbiamo un novantenne (Mimì)... La vita non è a termine. La vita è l’avventura di non sapere il giorno prima che cosa avviene il giorno dopo. Potete pure programmare il... ragù, ma la persona dentro deve conservare la libertà di sapere che non si può conficcare nel ragù… Il ragù è funzionale alla ricerca dell'imprevedibilità, perché la libertà comporta il porgere l’orecchio con attenzione a quello che avverrà all’essere lungo la linea evolutiva.
Un sacerdote, Gregor Mendel fece ricerche importanti e approfondite sull'ereditarietà che purtroppo furono bruciate. Lui stava in un convento e faceva le ricerche in un vecchio refettorio a zero gradi, senza riscaldamento. Mendel era sacerdote, ma di lui non si parla quanto di Darwin.
Il problema di fondo è l'inserimento dell'elemento scientifico in quello della fede cercando di svincolare la fede dalla religione perché quanto più la fede è abbarbicata alla religione, tanto più diventa un fatto culturale e statico di struttura e non più di natura. Invece la natura, per sua definizione, è avventura, la natura è nascitura, è l'andare verso il nuovo altrimenti non è originalità. In parole semplici: la fede è un'arte. E' l’arte del vivere, dove per arte si deve intendere l’ar (arri-a), l'andare, si deve intendere l’articolazione. Invece chi è inerte, chi è inerme è l’opposto di ar, è l’opposto dell’andare, è un blocco.
Gesù fondamentalmente ha dato l’ultimo messaggio, il più importante, al termine della sua vita quando lo arrestarono inchiodandogli mani e piedi. Gesù crocifisso è l’emblema dell’arresto, però Lui aveva detto: "Io sono la Vita", cioè "Io sono il movimento e vi do l'amore che è il massimo movimento proprio distruggendo l’arresto".
Adesso facciamo l’applicazione di questo: la persona quando diventa più rispettosa della sua onticità, del suo essere, non può negare di essere di un'adolescenza (ad-oleo) permanente e come tale, può dire: "Io cresco continuamente, mi rinnovo di volta in volta, mi amplio. Io sono persona, io sono, in quanto vita, necessariamente una prospettiva di speranza. Se mi togliete questa, la mia vita si arresta".
La burocrazia e tutte le religioni sono arrestanti. Lo stesso dogma diventa arrestante... L’ignoranza diventa arrestante... Che cos’è l’ignoranza? Viene dalla radice i-gno ("i" che è negazione e "gno" che è conoscere). Quindi, "ignoranza" vuol dire "non conosco" ed è riferita a chi si ferma sulla staticità dell’acquisito senza entrare nella dinamica della conoscenza.
Se non entra nella dinamica della conoscenza, produce l’arresto per sé e per gli altri coesistenti e successivi. Pertanto, qui insorge la responsabilità: che responsabilità ho io di custodire l’essere nella mia realtà in modo da poterlo anche trasmettere?
Noi siamo deformati dal sistema impiegatizio (sei hai un lavoro da "impiegato" fai festa). Ma se sei impiegato sei... impiegato, cioè oggettivato, spersonalizzato, utilizzato...
Invece, la persona è protagonista della sua vita perché è creativa. Ecco perché subentra poi la magistratura (magister artis), quella che deve legare l’arte e l’artista perché l’artista è per sua natura trasgressivo, è quello che inventa di volta in volta... Uno che ripete le stesse cose non è artista...
Ora, andare a modificare una realtà che ci assorbe e ci costringe di volta in volta è molto difficile. Ecco perché ci vuole una carica interna da poter esprimere sapendo che l’espressione aiuta non solamente la nostra modificazione, ma diventa trasmissibile.
Vedete che responsabilità abbiamo! A mano a mano che noi ci modifichiamo possiamo avere la consapevolezza di arrecare una modificazione positiva. Questo è il Corpo mistico di cui Cristo è il capo e noi siamo le membra.
Nel corpo umano c’è un rapporto osmotico con la riprogrammazione cellulare. Addirittura ci sono ricerche in corso sul potenziale delle staminali che quando sarà applicabile, darà risultati sorprendenti. C’è in programma la possibilità di essere collegati con il computer a livello mentale per cui io posso pensare ed essere presente qui, a New York e a Tokyo con una presenza non fisica…
Questo è un mondo che sta cambiando sotto gli occhi mentre noi stiamo ancora fermi alla... tredicina a Sant’Antonio (senza offesa al santo).
La persona si perde quando si vuole perdere. Se non vuole perdersi, basta anche una sola parola per cambiarle la vita.
Gli antichi dicevano "Temo il lettore di un sol libro", perché uno che legge un sol libro lo legge bene, lo legge e lo... intellegge. Uno che legge molto finisce per rimanere su un livello superficiale.
Il destino dell’uomo è proprio rovinato dalla superficialità, perché il carico di notizie che gli giunge oggi è talmente esorbitante da non lasciargli più il tempo e il modo per metabolizzarlo per cui resta sepolto da una serie interminabile di cose dette, ma non fermentabili.
Quando sono così tante le cose, il soggetto finisce per cautelarsi, cioè gli si incalliscono le orecchie, non percepisce più niente. Il bombardamento acustico produce l’opposizione all’ascolto.
L’ascolto non è un udire, "l’ascolto" viene dal greco e significa "entrare nel cuore".
L'ascolto deve produrre una modificazione interiore. Se non si verifica questo, è solamente un frastornamento che non dà la possibilità di confrontare la parola ascoltata con la parola prodotta ed espressa che coincide con il "dire" e il dire significa "mettere alla luce" cioè partorirsi e, quindi, prendere contatto con l’ombelico e legarsi al fiume della vita che parte da lontano e non sappiamo dove va.
Ad un certo punto della storia, è arrivato Gesù Cristo che ha rotto in modo molto drastico alcuni legami: quello della consanguineità, quello della religiosità, quello della cultura, quello della politica... Ha messo cioè in evidenza come il potenziale della persona sia enorme.
"Il regno di Dio è già dentro di voi"...
Già Viktor Frankl, psichiatra ebreo, scrisse “Dio nell’inconscio”. Adesso la ricerca di genetica ed epigenetica si sta incontrando con il dato essenziale della fede e quando Teilhard de Chardin teologo, geologo e paleontologo dice che Dio è l’evolutore, non fa altro che ripetere quello che Gesù già rivelò duemila anni fa: "Io sono la vita"... "Io in voi e voi in me". Questo è il Corpo mistico. Vuol dire: "Se tu sei in me ed io sono nel Padre, nell’Assoluto, anche tu sei già nell’Assoluto se dai spazio al processo del tuo DNA, dei tuoi geni.
Pensate che venticinquemila geni sono utilizzati molto poco. Noi non diamo spazio a noi stessi. Di generazione in generazione aumentiamo sempre più le costrizioni tanto che oggi si parla di "diritto non sostenibile". Ciò significa che noi ci siamo talmente impigliati nella burocrazia per cui la stessa legge è prigioniera di se stessa. Se una persona riesce a dare spazio a quello che è il proprio essere, fa bene perché non si mette in opposizione a se stessa.
La diabolicità consiste proprio nell'avere una doppia volontà che è uno strappo, una rottura, che è la lacerazione dell’essere che ha un orientamento, una direzione, un "diritto" che diventa... storto e, quindi, si verifica una divergenza, un divorzio dentro di sé perché la persona non rispetta la sua onticità.
Ciascun essere è programmato in un certo modo, ma questa programmazione ha la capacità di... sprogrammarsi, perché l’incidenza fenomenica sul programma non è solamente la trasmissione statica del DNA, ma anche l’acquisizione in risposta alla epifenomenia. Quello cioè che avviene al di fuori, si trasmette e modifica la programmazione.
Questa scoperta è stata premiata con il Nobel. Il problema fondamentale è che noi pensiamo di essere noi quando neghiamo quello che siamo.
Allora devo cominciare a domandarmi se io sono quello che sono e, nel fare questo, devo verificare che incidenza hanno avuto su di me i sistemi cosiddetti "educativi" e i sistemi cosiddetti "religiosi".
Esiste la possibilità dell’uomo del futuro di non essere... impiegato? Tredicimila robot in Giappone andranno a fare la spesa la mattina, i veicoli cammineranno da soli... Questo dà la possibilità di avere una società dove le persone possono disporre del loro tempo, costruire relazioni e non assoggettarsi ad alcuno.
Il sistema vincolistico del lavoro non è in realtà "lavoro", ma "fatica", perché il lavoro è l’espressione dell’agire umano, la fatica, invece, insorge nel fare quello che non si vorrebbe.
E' difficile in questa società cercare di conservare la libertà. Perciò ho messo in evidenza i due aspetti: programmazione ed esigenza libertaria.
E' difficile come lo è stato anche per Gesù Cristo, però modificare il modello è responsabilità di tutti. Allora se io cerco di avvicinarmi quanto più è possibile al lavoro e non alla fatica, tanto più io do un'incidenza migliorativa alla società. Se io, invece, entro in una dimensione dittatoriale prima con me stesso, mi nego l’opportunità di manifestarmi in libertà e fare amicizia.
Vedete, oggi l’amicizia è diventata più rara, perché la società virtuale è legata a un click…
Io avrei terminato, ma questo è un discorso senza fine, perché richiede poi il parto. Quando noi ci partoriamo? Perché il parto non è un atto statico. E' difficile dire quando una persona è nata. Ma che cos’è la nascita? E' il taglio del cordone ombelicale? Ma può un taglio produrre una persona? No. Allora vedete che noi siamo in una società avvitata in una quantità di convenzioni e convenzioniamo che all’atto del taglio si nasce, ma fondamentalmente il neonato già esisteva prima del taglio che produce solo la divisione tra due vite esistenti.
Allora quello che possiamo fare è avere un momento di riflessione.
Io prenderei quest’anno, come tema, la "Laudato sii" del Papa che è stata sottovalutata. In essa il Papa innalza gli scienziati al livello di profeti, cosa rara a trovarsi in un enciclica. Questa è l’enciclica più vicina all’ecumenismo. Ma quale cristiano l’ha letta? I cristiani sanno del diavolo, sanno degli spilli, del limone marcito… Dio non è contro l’uomo così come l’uomo è, perché l’uomo l’ha fatto Dio. Il religioso non l’ha fatto Dio.
Ma Dio non ha fatto l’uomo così com’è oggi, ma l’ha fatto attraverso milioni e milioni di anni dando cioè alla vita l’opportunità di modificarsi fino ad arrivare ad un organismo tale da avere un cervello capace dell’atto riflesso e, quindi, in condizione di ricevere una vita spirituale.
Questo è il lungo processo generazionale.
Prima stavo chiedendo: quando siamo nati noi? Resta sempre un mistero perché sapete bene che nessuna mamma genera il figlio. La mamma è la condizione, ma non la causa che genera il figlio. Se fosse la causa, sarebbe in grado di fare un occhio, un orecchio, un cuore...
La materia è "mater" e la mater genera e la generazione è sempre novità e la novità è sempre un'apertura. Il che significa che ora veramente ci rendiamo conto che il mondo come lo abbiamo descritto fino a poco tempo fa non corrisponde a quello che abbiamo oggi. E quando si dice che il punto non esiste, così come il segmento, la linea, il cubo, tutta la geometria euclidea non esistono e che stanno nella nostra mente, sappiamo però che certamente il pensiero esiste ed è appartenente alla mater, è la generazione della materia che si evolve e va verso la dimensione dello spirito, perché solo lo spirito è in grado di instaurare delle relazioni.
Le relazioni comportano il distacco dalla fisicità che genera la materia perché sono la generazione dell’altro in sé. Io allora entro in relazione con te, quando ti do dentro di me un po’ di spazio e tu dai dentro di te, un po’ di spazio a me. Se non c’è questo travaso di idea che è il "vid", il "vedere", tu non puoi vedermi. L’occhio fa fotografie, ma fondamentalmente è la mater che mi vede, è la parte spirituale. Se tu sei morto anche se hai gli occhi spalancati, non vedi niente.
In parole semplici: noi ci dobbiamo dare una mossa perché siamo troppo avvitati dentro situazioni statiche. Allora, quando Papa Francesco nell’enciclica "Laudato sii", dice di impegnarci a rispettare la vita del globo e non solo di quello terrestre, il discorso fondamentale è avere la convergenza su un piano di apertura all’uomo così com’è, così come si è ridotto, e come si può svincolare dalla condizione programmatica per marciare verso la libertà che coincide con l’Amore.
Credo che questo pensiero ci può servire per non lasciarci intrappolare prima da noi stessi, poi dagli altri, poi dalle situazioni e non vivere più. Insomma è un urlo di risurrezione perché Gesù Cristo ha arrestato... l’arresto.
Quando una persona raggiunge la libertà è poco gestibile. Quando Gesù fu arrestato e, per effetto della legge dell’epoca, trascinato da Ponzio Pilato per farlo condannare a morte legalmente, con l'accusa di essersi dichiarato re dei Giudei, e Ponzio Pilato lo interrogò: "Sei tu il re dei Giudei?", Gesù cambiò la relazione e, da interrogato, interrogò, da imputato divenne giudice e domandò: "Questo lo dici da te stesso o altri te l’hanno detto?". Cioè: "Se altri te l’hanno detto, io ti chiarisco le idee e ti dico la verità e poi tu sei responsabile di aderivi o no. Il mio regno non è quello che ti hanno fatto capire. Il mio è un regno senza paura, difatti non ho uomini che mi difendono. Tu, invece, li hai. Dunque, il tuo regno è basato sulla paura, il mio regno no".
Noi parliamo di amore, di gioia, di perdono, di fede, ma se non sperimentiamo il coraggio di vivere, non possiamo... morire! Per poter morire bisogna vivere. Una persona che non vive non può morire… Le persone hanno paura della morte perché non sanno che cosa sia. Invece, la morte è un'espressione di vita ad alto livello perché quanto più grande è il movimento, più questo è vitale. Il passaggio da A a B è solo un passaggio da A a B. Il passaggio da A a M è molto più ampio. Da A a Z lo è ancora di più. Il passaggio dalla vita alla morte, quindi, è il migliore passaggio che si possa fare.